Oltre 20mila persone tornate in Sicilia che si sono iscritte alla piattaforma online della Regione e che sono state informate sui comportamenti da tenere. Sono oltre 8.000 quelle arrivate dalla Lombardia e di questi 6.000 dalla provincia di Milano.
Quasi il 50% dei registrati ha un’età compresa tra i 20 e i 30 anni. Sono i dati resi noti dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, intervenendo a Agorà su Raitre.
“Quando il presidente Nello Musumeci ha chiesto a tutti coloro che rientrano in Sicilia di restare a casa – ha aggiunto Razza – lo ha fatto soprattutto perché questo enorme afflusso di persone, fatto di tanti ragazzi, non devono andare in giro, ma restare a casa. Chi si è registrato ha dimostrato la volontà di rispettare le regole – ha sottolineato l’assessore – ma avuto anche accesso, prima di entrare sulla pagina per la registrazione, a tutte le informazioni fondamentali sui comportamenti che oggi fanno la differenza”.
E dopo il decreto firmato ieri dal premier con misure più stringento, Razza rinnova l’invito a non uscire di casa. “Ci vuole una indicazione molto forte per una permanenza a casa, soprattutto di tutti i giovani.
Nel Decreto del presidente del consiglio dei ministri sono state date delle indicazioni, non è espresso con adeguata chiarezza quanto sia importante soprattutto da chi viene da altre regioni che sia sottoposto non a una quarantena volontaria, ma obbligatoria. Oggi c’è un mestiere che tutti dobbiamo svolgere: è quello di cittadino”.
Razza aggiunge: “Ci è stata data la disponibilità anche di una nave ospedale, ed è ovviamente una fase a cui dobbiamo pensare. Noi abbiamo elaborato un piano con più ospedali che si stanno convertendo e che saranno dedicati al Coronavirus. La nave è una possibilità che non vogliamo escludere, ma intanto si parte dalla struttura ospedaliera realizzando mille posti letto dedicati entro una settimana”.
E ancora: “Noi condividiamo questo momento di coesione nazionale e di responsabilità – ha aggiunto Razza – ma abbiamo bisogno di un’equa distribuzione delle risorse: i dispositivi di protezione individuale sono diventati una necessità. E siccome la Protezione civile si è fatta carico della distruzione di tutto il fabbisogno nazionale, noi abbiamo bisogno, e sono certo, il contatto con il governo è costante, che si stanno adottando tutte le migliori sinergie per potere distribuire in maniera celere i dispositivi”.
(Fonte: Gds.it)