Toccante testimonianza di Angelo Corbo, poliziotto della scorta del giudice Giovanni Falcone sopravvissuto alla strage di Capaci, ieri mattina, nell’aula magna dell’Istituto comprensivo “Pirandello – S. Giovanni Bosco”.
Nell’ambito di un incontro promosso dalla fondazione Caponnetto, alla presenza del sindaco Giuseppe Castiglione, dell’assessore comunale alla Pubblica Istruzione Antonino Accardo, del dirigente scolastico Giulia Flavio, del comandante della Polizia municipale Giuliano Panierino e del dott. Mimmo Bilotta, responsabile Scuola della Fondazione, l’ex ispettore capo della Polizia di Stato ha saputo coinvolgere oltre 150 ragazzi delle scuole campobellesi (presente anche una rappresentanza degli studenti dell’Istituto Tecnico per Geometri “R. D’Altavilla – V. Accardi”), raccontando prima della sua infanzia in un quartiere difficile di Palermo, da “segregato in casa” per non finire nella malavita, poi della sua esperienza professionale e di vita nella scorta di Falcone. Angelo Corbo ha ricordato inoltre ogni particolare di quel terribile attentato in cui, oltre al magistrato e alla moglie Francesca Morvillo, persero la vita anche tanti altri suoi colleghi. «Sono entrato a far parte della scorta di Falcone – ha detto il poliziotto – a soli 27 anni, senza una specifica formazione alle spalle. Nel momento dell’esplosione l’autostrada si è letteralmente sollevata, il rumore è stato tremendo. Feriti e frastornati, io e i miei colleghi superstiti abbiamo preso le armi e siamo usciti dall’abitacolo per raggiungere l’auto su cui viaggiava Falcone, per difenderlo, perché sapevamo che i mafiosi stavano lì a guardare e che qualcuno sarebbe arrivato per accertarsi che il giudice fosse morto. Giovanni Falcone – ha aggiunto – è stato un grande uomo, ha tentato di ridare dignità ai siciliani combattendo i mafiosi, ma è stato lasciato solo dalla società. La mafia infatti si combatte facendo squadra, dicendo “no” e denunciando, cambiando la mentalità. I mafiosi hanno più paura della scuola che della giustizia».
«Sento il dovere di ringraziare questo servitore dello Stato – ha aggiunto il Sindaco – che oggi, con la sua drammatica testimonianza, ha dato a tutti noi una bellissima lezione di educazione civica e di legalità. Parlare direttamente ai ragazzi, che rappresentano la parte sana della nostra società e il nostro futuro, scuotendo le loro coscienze, ritengo infatti che sia uno dei modi più efficaci per vincere la mafia. Solo attraverso la conoscenza, infatti, è possibile essere liberi».
A conclusione dell’incontro è stato proiettato un monologo sull’importanza delle scorte «sono persone – ha concluso Corbo – che stanno sempre un passo indietro rispetto alle personalità che proteggono, ma che soffrono e rischiano come loro».
Il Portavoce
Antonella Bonsignore