È forse dalla fine degli anni settanta che nel mondo non si respirava un’aria tanto pesante. Negli ultimi giorni, infatti, la tensione tra le superpotenze mondiali è salita a ritmi vertiginosi. Sono di poche ore addietro le dichiarazioni del Presidente statunitense, Donald Trump, che minaccia il presidente siriano, Assad, e di riflesso la Russia di Vladimir Putin, maggior alleato della Siria, di avere pronti i missili destinati a loro.
Tutto questo fa seguito alle notizie di stampa e alle immagini che da quel martoriato lembo di terra (ricchissima di petrolio e per ciò appetita da tutti) giungono al mondo per mostrare devastazioni, morti e feriti, soprattutto tra i civili, che da troppo tempo affliggono il popolo siriano. In questo quadro di grave tensione internazionale l’Italia non è certo scevra di pericoli; e i motivi sono molteplici. In primo luogo perché l’Italia è parte della NATO, l’alleanza atlantica tanto caldeggiata proprio dagli USA alla fine della seconda guerra mondiale per poter contrastare il dominio della Unione Sovietica sui ricchi territori delle nazioni d’Europa di quel tempo. In Italia tante sono le basi militari “italo – americane”, NATO e/o statunitensi distribuite nei settori più strategici della penisola. Tra queste la base aerea di Sigonella, a sud di Catania, è quella più attiva sul fronte mediorientale e del Mar Nero. Dalle sue piste, infatti, decollano ogni notte diversi velivoli USA che compiono, non meglio identificate, “missioni di sorveglianza e monitoraggio”.
In particolare ogni notte decollano da Sigonella i droni armati “Global Hawk” pilotati da militari statunitensi che si trovano comodamente seduti alle console nelle loro basi in territorio americano. Questi velivoli USA compiono rotte che li portano fin sulle acque del Mar Nero e sui territori della Crimea per effettuare decine di ore di sorvoli secondo rotte pianificate per garantire la massima copertura delle aree “osservate”. Un’altra tipologia di velivoli, questa volta pilotati da militari USA imbarcati sul velivolo stesso, sono i “Boeing P-8A” che solitamente decollano al tramonto per poi fare rientro a Sigonella nel pomeriggio del giorno seguente. La rotta preferita da questi velivoli è quella che li porta sul Mediterraneo orientale lungo le coste della Siria e, con ogni probabilità, anche all’interno dello spazio aereo siriano. Ma di ciò non vi sono conferme ufficiali anche perché i velivoli in questione una volta in prossimità del territorio siriano “spariscono” improvvisamente dai radar per poi riapparire dopo alcune ore. La delicatezza del momento la si può pure riassumere con la notizia di un paio di giorni addietro seconda la quale uno di questi aerei è stato preso di mira da forze nemiche che avrebbero lanciato due missili contro l’aereo mentre sorvolava le acque del mediterraneo orientale tra Cipro e la costa siriana. Anche questa notizia è stata successivamente smentita dal governo USA ma resta il fatto che la tensione a Sigonella è altissima e nessun militare statunitense vuole rispondere alle domande dei giornalisti. Certo è che se gli Stati Uniti hanno inviato in Mediterraneo un’altra portaerei, con tutta la squadra navale che è di solito al seguito di queste navi, mentre i governi britannico e francese stanno, in queste ore, inviando in mediterraneo orientale i propri sottomarini armati di missili a lunga gittata.
E in tutto questo i russi non stanno certo alla finestra e hanno annunciato per i prossimi giorni “esercitazioni aeronavali” in Mediterraneo. In tutto questo via vai di mezzi militari e di colloqui diplomatici c’è solo da augurarsi che non accada nulla che possa far “innervosire” qualcuna delle parti in causa perché Sigonella sta proprio al centro di tutte queste complesse manovre militari e diplomatiche e, non dimentichiamolo mai, Sigonella è in Italia e da una escalation militare di questa crisi l’Italia non potrebbe rimanerne fuori viste gli intrichi politico militari in cui si è invischiata in tutti questi decenni.
(Fonte: Livesicilia.it – Vincenzo Di Martino)