La bonifica del porto di Mazara è un miraggio. Ancora ieri un paio di pescherecci sono rimasti bloccati per la melma dei bassi fondali. Ma anche nei mesi e giorni precedenti si erano ripetute le stesse scene. Una storia ormai lunga almeno sette anni e sulla quale non si riesce a scrivere la parola fine. E così, su e giù per il tempo, il porto rimane intransitabile con forti ricadute negative nell’economia della città. Il “caso” è rimbalzato anche nel Parlamento nazionale attraverso una interrogazione al ministero dell’ambiente del deputato mazarese del M5S Vita Martinciglio alla quale ha risposto il sottosegretario al ministero dell’ambiente, il napoletano Salvatore Micillo, il quale, dopo avere raccontato l’iter del mancato dragaggio , con le risoluzioni adottate dall’assessorato regionale, ha concluso affermando “che la questione è oggetto di ulteriore approfondimento”. Non sappiamo se gli organi ministeriali stanno esaminando il caso in tutti i suoi risvolti ma sappiamo che, per il prossimo 18 giugno il Prefetto di Trapani ha programmato un incontro con tutti gli attori istituzionali che devono affrontare la questione. Ci sarà anche il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci “che – afferma – cercheremo di offrire ai dirigenti regionali delle soluzioni alternative, nella speranza di iniziare i lavori entro fine anno”. Le proteste sono ormai all’ordine del giorno ed armatori e pescatori sperano che ci sia la “volontà” di trovare una soluzione perché per tutti, dagli operatori della marina a dei semplici cittadini, finora è mancata proprio questa, la volontà politica di risolvere il caso. . “Non sono bastati – dicono i più agitati – sette anni alla Regione siciliana per far iniziare i lavori di escavazione del fiume Mazaro. E’ una delle tante cose incomprese di questa nostra Regione, arrivano i soldi dallo Stato ( 2 milioni e 200 mila euro per l’escavazione) e da sette lunghi anni non si riesce a far partire i lavori. Finirà che queste somme si perderanno”. Nello scorso mese di giugno, era stato reso noto che bisognava rifare le analisi dei fanghi prima di scaricarli nella colmata B perché quelle effettuate dal Cnr, erano scadute. In seguito è pervenuta al comune di Mazara, un’altra nota a firma del commissario di governo contro il dissesto idrogeologico in Sicilia, Maurizio Croce, in cui si afferma di avere inviato all’assessorato regionale per il territorio e ambiente, nonché per conoscenza, tra gli altri, anche al sindaco di Mazara dell’epoca, una nota in cui si chiede “la modifica delle precedenti autorizzazioni regionali rilasciate dall’assessorato, così da superare tutte le prescrizioni che si sono accavallate in questi anni e procedere, finalmente, con l’avvio dell’intervento”. Per ottenere la revisione dell’autorizzazione, però, è necessario apportare alcune modifiche al progetto originale, soprattutto per quanto riguarda il trasporto dei fanghi e il loro successivo deposito nella cosiddetta colmata B, sulla quale gli ambientalisti dell’associazione “Fare ambiente” continuano a fare presente che si tratta di una laguna ed è punto di riferimento per la fauna, in particolare per gli uccelli, di cui alcune specie protette (fratino e fraticello) dall’Unione Europea. Tra le modifiche da apportare al progetto, la realizzazione di una vasca di raccolta e dovrà essere costantemente verificata la compatibilità del materiale di risulta. Una soluzione progettuale per evitare qualsiasi sversamento nelle aree circostanti o la loro contaminazione. Per l’avvio dei lavori, insomma, è un altro rompicapo, previste altre perdite di tempo per la revisione del progetto, a cura del progettista, l’ingegnere Leonardo Tallo, che dovrebbe apportare le modifiche richieste.
(In primo piano foto di repertorio di un peschereccio incagliato)
Fonte: Giornale di Sicilia – Salvatore Giacalone