Un fortino dello spaccio in via Torricella con tanto di sistema di videosorveglianza per prevenire visite sgradite, una rete di vendita di droga di qualsiasi tipo (anche la Purple Drank), fino a Varese, Lodi, Pavia, Milano, una famiglia di Mazara del Vallo che gestiva il traffico e ricavi per migliaia di euro per almeno un centinaio di assuntori tutti segnalati alla Prefettura e anche un bambino disabile “usato” come corriere della droga. Questo hanno scoperto i carabinieri del nucleo operativo dei carabinieri della Compagnia di Bobbio e i finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Ornella Chicca, sono iniziate nel settembre del 2016 per terminare nell’aprile del 2017 e hanno portato a undici arresti e a ventiquattro indagati a vario titolo per detenzione di droga ai fini di spaccio e detenzione e porto di armi illegali.
Si tratta di dieci italiani tra piacentini, napoletani e siciliani di Mazara del Vallo e 14 marocchini che erano i galoppini della famiglia siciliana che tirava le fila del vastissimo giro. Le indagini che hanno portato all’operazione “Kraken”, fanno sapere gli inquirenti, sono state molto complesse e difficili anche perché l’appartamento era videosorvegliato proprio per evitare controlli sgraditi delle forze dell’ordine: in cucina hanno trovato un monitor di grandi dimensioni acceso e controllato 24 ore al giorno, mentre una telecamera che era stata posizionata sopra la finestra puntava sull’entrata dello stabile. I militari hanno anche trovato un bambino disabile di dieci anni costretto sulla sedia a rotelle che spesso i parenti usavano per trasportare droga, forti del fatto che non li avrebbero mai controllati. Il piccolo, ad oggi in una struttura protetta e tolto ai genitori, era risultato positivo alla cocaina: di lui si stanno occupando da mesi i servizi sociali.
Quando i militari dell’Arma e delle Fiamme Gialle hanno fatto irruzione hanno trovato una statua della Madonna imbottita di eroina, così come una protesi di una gamba farcita di cocaina, 5mila euro in contanti, tre pistole con matricola abrasa, un caricatore con proiettili calibro 9 per 21, ma anche gioielli d’oro, materiale per il confezionamento della dosi, una serra artigianale per la coltivazione di marijuana. In tutto sono stati sequestrati quattro etti tra “erba” e hascisc, e due etti tra cocaina e eroina. Gli spacciatori vendevano anche la purple drank (un preparato ottenuto da sciroppo per la tosse contenente codeina mischiato a bevande gasate come acqua tonica o gazzosa. In dosi “normali” dà un effetto calmante, se ingerito in grandi quantità provoca tachicardia, spasmi respiratori che possono portare all’asfissia). Sequestrata anche un’auto di grossa cilindrata che serviva al trasporto sia dei pusher sia della droga acquistata all’ingrosso nel Milanese.
Le intercettazioni e i lunghi pedinamenti hanno permesso di capire come l’appartamento posto al piano terra di uno stabile in via Torricella, serviva sia da base logistica dalla quale partivano i marocchini che poi avrebbero spacciato nei campi lungo il Po e il Trebbia tra San Nicolò e Castelsangiovanni, ma anche come luogo dove i clienti abituali potevano acquistare la droga e consumarla in modo tale da uscire senza avere addosso nulla per non destare sospetti. Un sodalizio criminale ben rodato, hanno spiegato in una conferenza stampa il capitano dell’Arma Gianluca Muscatello e il tenente colonnello Sergio Riolo Vinciguerra delle Fiamme Gialle, che poteva contare su centinaia di clienti.
(Fonte: Ilpiacenza.it)