Sono impietosi i dati forniti dalla Banca d’Italia su lavoro, famiglie, giovani e povertà in Sicilia. Positive le politiche passive a sostegno della capacità di acquisto delle famiglie, sostitutive del reddito e di contrasto alla povertà ma senza investimenti e ripresa produttiva la Sicilia è destinata a restare fanalino di coda dell’Europa.
Così Giuseppe Messina, Segretario Ugl Sicilia commentando i dati dello studio sullo stato dell’Economia in Sicilia presentato nei giorni scorsi dalla Sede di Palermo dalla Banca d’Italia.
In questo momento di particolare sofferenza causata dalla pandemia e dagli effetti devastanti sull’economia serve coraggio e capacità di spendere le ingenti risorse comunitarie superando le pastoie burocratiche – aggiunge – e quella dello sblocco delle opere infrastrutturali , anche derogando al codice degli appalti, è la partita più importante sulla quale non possiamo più perdere tempo perché è in gioco la capacità di generare crescita, attrarre investimenti e promuovere l’occupazione.
I dati elaborati dallo studio della Banca d’Italia consegnano alle istituzioni politiche ed alle parti sociali la più grande emergenza sociale dal dopo guerra – precisa Messina -ed i provvedimenti del governo nazionale sono davvero blandi e deboli per contrastare un vero e proprio tsunami ed il governo regionale ha fatto già tanto ma molto altro può e deve fare.
Dallo studio emerge che per il finanziamento della Cassa integrazione salariale in deroga, per la Sicilia la quota di tali occupati, che l’INPS ha stimato pari all’8,4 per cento del totale nazionale (217.600 persone), ha determinato un ammontare di risorse pari a circa 288 milioni di euro. Nell’ultimo aggiornamento del 4 giugno fornito dall’INPS, le domande inviate dalla regione autorizzate sono pari a 33.167, cioè la quasi totalità di quelle ricevute pari il 6,4 per cento del totale nazionale – chiarisce il segretario Ugl Sicilia – per cui le polemiche accese nelle scorse settimane con il dito puntato sul dipartimento lavoro e sul governo regionale erano speciose e immeritate rispetto alle difficolta enormi di partenza ed allo smaltimento delle istanze.
Il decreto “cura Italia” ha introdotto per il mese di marzo un’indennità di 600 euro a favore di alcune tipologie di lavoratori. Secondo i dati dell’INPS, al 22 maggio in Sicilia erano state accolte quasi 323.000 domande di sussidio, per un importo complessivo di 193,8 milioni di euro, pari all’8,2 per cento del totale nazionale. Per circa il 60 per cento dei casi si è trattato di sussidi richiesti da partite IVA e lavoratori autonomi. Data la maggiore incidenza in regione del comparto agricolo, il numero di sussidi relativi ai lavoratori del settore primario, in rapporto alla popolazione tra i 15 e i 70 anni, è stato superiore alla media italiana ed in base alle ultime stime disponibili dell’Istat, riferite al 2017, la regione ha un tasso di irregolarità degli occupati pari al 19,4 per cento (13,1 in Italia); valori più cospicui si registrano nei settori dell’agricoltura e delle costruzioni.
In Sicilia il reddito disponibile delle famiglie consumatrici era pari nel 2018 a quasi 13.600 euro pro capite, valore sensibilmente inferiore alla media italiana di circa 18.900. In base ai dati Istat più recenti, relativi al 2018, in Sicilia la quota di famiglie in povertà assoluta, ossia con una spesa mensile inferiore a quella necessaria per mantenere uno standard di vita minimo considerato accettabile, era pari a circa il 12 per cento, dato superiore alla media dell’Italia (7,0 per cento). In base ai dati dell’INPS aggiornati all’11 maggio del 2020, i nuclei familiari siciliani che da aprile a dicembre 2019 hanno usufruito dell’RdC o della PdC sono stati quasi 191.500, pari al 9,6 per cento delle famiglie residenti in regione (4,3 per cento nella media nazionale) e al 17,3 per cento dei nuclei beneficiari in Italia. In Sicilia la quota di beneficiari rappresentata da nuclei con minori è superiore a quella media nazionale: rispettivamente 40,0 e 36,1 per cento. L’importo medio mensile ricevuto da ciascuna famiglia è stato di 542 euro rispetto a 489 nella media nazionale. Nei primi quattro mesi del 2020 i nuclei beneficiari sono cresciuti dell’11,2 per cento rispetto allo scorso anno (7,8 il dato per l’Italia).
Tra i dati analizzati emerge che la performance regionale per istruzione e formazione, seppure migliorata nel periodo, rimane la peggiore del Paese per la più alta percentuale di giovani tra 15 e 29 anni che non lavorano e non studiano (Neet) e la più scarsa partecipazione alla formazione continua. Nel 2019 la Sicilia è anche la regione con la più bassa incidenza di persone di 16-74 anni che hanno competenze digitali avanzate (14,4 per cento; 22,0 il dato per l’Italia). Inoltre, in base ai dati rilevati dall’Istat, nel biennio 2018-19, la quota di famiglie siciliane che non possiede un computer o un tablet è la più elevata tra le regioni italiane (44,4 per cento) dopo quella della Calabria.
Come Ugl – conclude Messina – ci auspichiamo che nella Regione siciliana si completi l’infrastrutturazione digitale e diventino efficaci le misure introdotte dalla legge di stabilità regionale per dotare le famiglie siciliane con minori in obbligo scolastico e meno abbienti di pc, tablet e schede per il collegamento ai fini della formazione a distanza.
UGL