“Nella tarda serata di ieri abbiamo avuto notizie dall’ Ambasciata Italiana in Libia dell’intercettazione e sequestro di alcuni pescherecci italiani al largo di Bengasi da parte delle autorità marittime libiche che fanno riferimento all’autoproclamato governo dell’est del Paese. Dal quel momento abbiamo deciso di seguire costantemente l’andamento della vicenda che riguarda alcuni pescherecci che stazionavano al largo della costa libica, a circa 38 miglia a nord di Bengasi.” Queste le parole di Nino Carlino, Presidente del Distretto della Pesca, che è in costante contatto con le autorità diplomatiche italiane. L’intervento libico sarebbe dovuto alla violazione, da parte dei pescherecci italiani, dell’autoproclamata Zona di Protezione Pesca, un’area di mare al di là del mare territoriale, che le autorità libiche hanno unilateralmente dichiarato nel 2009 come esclusiva. Secondo fonti diplomatiche, “due delle imbarcazioni intercettate sarebbero state fermate e abbordate dalle autorità libiche, apparentemente con l’esplosione di alcuni colpi di arma da fuoco che non avrebbero colpito gli equipaggi italiani. Le imbarcazioni in questione, ciascuna con sette persone a bordo (di cui tre italiani e quattro tunisini), sarebbero state coattivamente condotte presso il porto di Bengasi, anche attraverso il trasbordo di un membro italiano dell’equipaggio di ciascun natante. Da notizie raccolte dal Console Onorario d’Italia a Tobruq, nell’est del Paese, in contatto con lo Stato Maggiore della Marina libica dell’est, i due pescherecci sarebbero trattenuti nel porto di Bengasi. L’equipaggio dei due pescherecci non si troverebbe in stato di detenzione in strutture sulla terraferma ma sarebbe all’interno dei natanti.”
Tonino Fisco
Ufficio Stampa del Distretto Pesca