Nessun ‘coprifuoco’ che preveda orari ridotti per i locali e un dibattito ancora aperto con le Regioni sul contingentamento delle presenze negli impianti sportivi. Almeno per ora, il governo accoglie le richieste di gran parte dei governatori e non va oltre la stretta sull’obbligo di mascherine all’aperto e all’ipotesi di maxi-multe per i trasgressori.
Ma dalla bozza del documento spunta la possibilità di chiusure “selettive” di settori – compresi bar e ristoranti – e nuovi provvedimenti sul distanziamento sociale in caso di “scenario avverso” sui contagi. Per ora, dunque, vince la linea ‘moderata’ per le misure del nuovo Dpcm, che nelle prossime ore sarà presentato in Parlamento dal ministro della Salute Roberto Speranza.
A frenare sull’ipotesi di nuove restrizioni è Palazzo Chigi: “Non c’è nessuna intenzione da parte del governo di chiudere ristoranti, bar e locali né di anticiparne l’orario di chiusura introducendo di fatto un coprifuoco”, sottolineano fonti delle Presidenza del Consiglio. Dopo aver valutato l’opzione più dura delle chiusure anticipate, il premier Conte ha deciso di far prevalere la logica politica di misure proporzionate all’andamento della situazione epidemiologica e di varare un documento il più condiviso possibile.
“È chiaro – ha affermato Conte – che il contagio continua, ma siamo fiduciosi di tenerlo sotto controllo. Quindi quando io dico che non vedo all’orizzonte un nuovo lockdown lo dico non con uno spirito di incauto ottimismo”. Assieme al decreto, nelle prossime ore si potrebbe già decidere anche per la proroga dello stato di emergenza, anticipando il rinnovo del provvedimento in scadenza il 15 ottobre. Resta ferma l’ipotesi sul divieto per le Regioni di adottare norme anti-contagio meno restrittive di quelle del governo e la spinta verso l’incremento dei controlli da parte delle forze dell’ordine, supportati eventualmente anche dai militari. Ed è ancora sul tavolo l’idea di un inasprimento delle multe.
La mozione ‘soft’ dei governatori prevale sulle indicazioni dello stesso Cts e il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, si dice fiducioso per “una soluzione ponderata sul tema della capienza” negli impianti sportivi, teatri e locali di eventi. L’idea del presidente emiliano è quella di superare il numero assoluto di presenze (finora il limite è di mille all’aperto e duecento al chiuso) e di fare invece “riferimento ad una percentuale”, ipotizzata da alcuni intorno al 10% della capacità delle singole strutture. Non cambia per ora – garantisce il ministro dei Trasporti De Michelis – la quota massima dell’80% di passeggeri consentita sugli autobus. Fuori dal coro c’è il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che dopo essere stato tra i primi ad imporre l’obbligo di mascherina all’aperto nella regione annuncia un’altra ordinanza restrittiva per bar, gelaterie, pasticcerie ed esercizi simili: dovranno essere chiusi, con decorrenza immediata e fino al 20 ottobre, dalle 23 alle 6 del giorno successivo.
Da Nord a Sud, a fare ancora una volta le spese dell’aumento dei contagi sono gli ospedali: secondo l’ultimo bollettino nelle ultime 24 ore sono state registrate 16 vittime e 2.257 nuovi positivi (ieri erano stati 2.578), frutto di appena 60.241 test, la metà di quelli rilevati sabato scorso, quando si era registrato il picco più recente con oltre 2.844 contagi in un giorno. Secondo gli ultimi dati si registra anche un balzo delle terapie intensive (+20) e dei ricoveri (+200): in tutto sono 323 i pazienti in rianimazione mentre quelli nei reparti ordinari sono 3.487. Anche per questo la Protezione Civile ha riattivato il Comitato operativo, lo stesso che ha affrontato i primi mesi dell’emergenza Covid. I
n una prima riunione, che ha riguardato un check con le regioni per verificare l’impatto sulle strutture sanitarie e l’approvvigionamento di materiali, non sono state rilevate particolari criticità. Ma la task force ora tornerà a riunirsi con cadenza periodica: sono segnali di una riorganizzazione che vede il Paese spuntare nuovamente le armi contro la seconda avanzata del Covid. Il virus ha ‘varcato’ anche le aule della Consulta: l’udienza pubblica della Corte costituzionale, già fissata per domani con all’ordine del giorno un caso molto atteso riguardante le unioni civili, è stata rinviata a nuovo ruolo dopo l’accertamento di quattro casi di infezione.
Fonte: Giornale di Sicilia