“Una volta mi limitavo a ringraziare Babbo Natale per pochi soldi e qualche biscotto. Ora, lo ringrazio per le stelle e le facce in strada, e il vino e il grande mare” (Gilbert Keith Chesterton)
Anche il Natale e i suoi simboli subiranno purtroppo le conseguenze dell’attuale pandemia: coprifuoco, nemero di commensali limitato, divieto di spostarsi dal proprio comune.
In questo clima di austerità e incertezza, però, occorre proteggere due delle categorie piu fragili, ovvero anziani e bambini.
I primi sono considerati i soggetti più a rischio da un punto di vista fisico, ma non bisogna sottovalutare le conseguenze psicologiche dell’isolamento e della conseguente solitudine. Sebbene molti di loro abbiano saputo affrontare con tenacia e resilienza l’evoluzione della situazione, il pensiero di trascorrere le feste senza il calore dei familiari può mettere seriamente a rischio la loro serenità. È dunque importante cercare di aiutare coloro che si trovano in isolamento (pensiamo, ad esempio, agli anziani nelle RSA), o da soli, facendogli sapere che c’è qualcuno che si prende cura di loro e si preoccupa, anche a distanza, attraverso telefonate, videochiamate e piccole sorprese dove possibile. Il rispetto delle norme anti-Covid permetterà, a maggior ragione in questo caso, di tutelare la salute dei nostri cari.
Per i bambini, invece, il Natale rappresenta la Festa per eccellenza, arricchita da tutti i suoi simboli: Babbo Natale, i regali, le feste con familiari e amici, le gite fuori porta.
Quei bambini, anche se a volte tendiamo a nasconderlo o dimenticarlo, vivono altresì all’interno di ognuno di noi, e in questa rivoluzione mondiale dovuta al Covid diventa indispensabile riscoprire e difendere con tutte le nostre forze la nostra capacità di guardare il mondo proprio come loro.
Da adulti si evolve la nostra idea del Natale, volenti o nolenti: chi ha un lavoro sa che a Natale si può anche lavorare, chi ha un lavoro a rischio per la crisi e chi ha perso il proprio lavoro, guarda a questo Natale con terrore, perché Natale ed economia oggi camminano apparentemente insieme. I simboli però si evolvono in continuazione, e oggi la loro evoluzione appare a maggior ragione necessaria.
Il Natale è la festività occidentale probabilmente più importante dal punto di vista psicologico, non tanto per quella strana convinzione che il 25 dicembre ci rende gentili ed amabili, ma perche al di là della sua commercializzazione, la festa del Natale rappresenta in sé la nascita dell’impossibile, la rivoluzione che può nascere dentro ciascuno di noi. Nel Natale abbiamo l’opportunità di far nascere la Speranza e il Cambiamento proprio dalle realtà che meno ci aspettiamo.
La minaccia peggiore non è dunque il Coronavirus in sè, ma quella di perdere la voglia di costruire o di nascere o di rinascere o, addirittura, di credere all’impossibile che diventa possibile. Proprio con una crisi mondiale abbiamo bisogno di credere al Natale, abbiamo bisogno di nutrire l’animo dei bambini (e anche del nostro bambino interiore), per non rimanere paralizzati davanti alla paura e regalare idee di speranza e gioia.
Il suggerimento di conseguenza è quello di far evolvere i nostri simboli: Babbo Natale con la mascherina non sarà meno Babbo Natale: avrà semplicemente una protezione in piú!
Il nostro Natale psicologico ha la possibilità di esistere anche quest’anno, basti pensare alle storiche tregue del giorno di Natale anche durante le Guerre Mondiali, per permettere a tutti di fermarsi, anche solo per poche ore, per pregare, ricordare, sperare.
Sperare è credere nel futuro, di se stessi e dell’umanità intera e può essere un ottimo inizio o un’ottima pratica per credere ancora nel Natale e in Babbo Natale, anche con la mascherina.
Dott.ssa Alessia Zappavigna -Psicologa