I 18 pescatori di Mazara del Vallo, trattenuti in Libia da inizio settembre sono stati liberati . «Siamo liberi!» questo il messaggio vocale ricevuto dalla moglie di uno degli ostaggi poco dopo le 11 di oggi. Il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio sono in volo verso Bengasi per la liberazione dei due equipaggi di Mazara del Vallo sequestrati, con i loro due pescherecci, da 108 giorn. «Ci arrivano telefonate che ci confermano l’imminente liberazione. Aspettiamo la conferma a momenti» aveva fatto sapere il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci. «Siamo davvero felici». I familiari e gli amici dei 18 pescatori, appresa la notizia della liberazione, sono radunati davanti al Comune.
I due pescherecci italiani, l’«Antartide» e il «Medinea», si trovano sulla banchina principale della zona militare del porto di Bengasi dopo il sequestro da parte delle motovedette di Haftar la notte tra l’uno e due settembre. I 18 membri dell’equipaggio (8 italiani, 6 tunisini, 2 indonesiani e 2 senegalesi) si trovano invece chiusi nella palazzina di quattro piani della Marina, a circa 500 metri dalle due imbarcazioni.
Proprio la missione in Libia avrebbe portato il premier a posticipare il vertice con la delegazione dei renziani di Italia viva, inizialmente in programma per questa mattina alle 9 e poi posticipato alle 19 di questa sera. Il primo commento è arrivato da Matteo Salvini, leader della Lega: «Conte e Di Maio a Bengasi dopo 108 giorni. Con comodo…». Anche Giorgia Meloni mostra la sua irritazione: «Indecente vantarsi per la liberazione dei pescatori».
I 18 marittimi di Mazara erano caduti nelle mani delle milizie di Haftar all’inizio di settembre mentre si trovavano a circa 80 miglia dalla costa di Bengasi. Proprio il fatto che la cattura era stata effettuata non dal governo di Tripoli di Serraj – riconosciuto dall’Italia come legittimo – aveva fino a oggi complicato la trattativa per liberare gli ostaggi. I pescatori avrebbero dovuto comparire proprio in questi giorni davanti a un tribunale militare perché accusati di traffico di stupefacenti, un’accusa ritenuta però del tutto infondata; poi si è aggiunta l’accusa di aver invaso le acque di pertinenza economica della Libia. I libici non hanno mai fatto mistero tuttavia che la cattura dei due pescherecci fosse un atto ritorsivo contro l’arresto e la condanna da parte dell’Italia di alcuni scafisti di Bengasi. Questi sono stati condannati a Catania (già in secondo grado) a oltre vent’anni di carcere per traffico di migranti. Bengasi sostiene che i condannati non fossero scafisti ma calciatori sbarcati in Italia in cerca di fortuna nel mondo del pallone e ne avevano sollecitato la scarcerazione. Facendo ventilare – in cambio – la liberazione dei pescatori.
Fonte: Corriere.it – Claudio del Frate