La cronaca degli ultimi giorni ha puntato nuovamente i riflettori sui pericoli che si nascondono dietro l’uso apparentemente innocuo dei social networks e del web per i più piccoli.
Dalla “Blue whale”, che qualche anno fa spingeva ragazzini a gettarsi da un edificio molto alto dopo aver superato una serie di prove, alla “Blackout challenge”, che invita i partecipanti a stringersi una corda intorno al collo per testare la propria resistenza, è facile per i più piccoli imbattersi in video e chat che istigano al suicidio e che li espongono ad immagini violente.
Sebbene infatti l’utilizzo dei social networks sia vietato, nella maggior parte dei casi, ai minori di 16 o 18 anni sono molti (troppi) i genitori che permettono ai figli di accedervi senza la loro presenza, o senza un valido monitoraggio, vedendo i cellulari come strumenti di intrattenimento, svago e relazione da lasciare in mano ai propri bambini.
Questi però, privi della malizia adulta e dell’esperienza che solo il tempo e la crescita possono far maturare, risultano esposti a dinamiche ed episodi che non riescono a decifrare e dai quali spesso non riescono a schermarsi: provocazioni, immagini violente, esempi fuorvianti, sfide assurde e pericolose, solo per citare alcune insidie.
Proteggere i più piccoli significa anche non esporli a tutto questo, poiché da soli non sono in grado di schermarsi davanti a questi pericoli e spesso cadono nella rete di chi cerca di indurli a compiere gesti irreparabili.
1) Per gli adulti: più dialogo. Aumentate il dialogo sui temi della sicurezza in Rete: parlate con i ragazzi di quello che i media dicono e cercate di far esprimere loro un’opinione su questo fenomeno.
2) Attenti ai cambiamenti: Prestate attenzione a cambiamenti repentini di rendimento scolastico, socializzazione, ritmo sonno veglia: alcuni passi prevedono di autoinfliggersi ferite, di svegliarsi alle 4,20 del mattino per vedere video horror o ascoltare musica triste.
3) Mai sottovalutare: Se avete il sospetto che vostro figlio frequenti spazi web non sicuri parlatene senza esprimere giudizi, senza drammatizzare né sminuire: può capitare che quello che agli adulti sembra roba da ragazzi per i ragazzi sia determinante.
Se vostro figlio/a vi racconta che c’è un compagno/a che partecipa alla sfida non esitate a comunicarlo ai genitori del ragazzo, se avete un rapporto confidenziale, o alla scuola se non conoscete la famiglia. Se non siete in grado di identificare con certezza il ragazzo in pericolo recatevi presso un ufficio di Polizia o segnalate i fatti a www.commissariatodips.it
4) Per i ragazzi: denunciate
Nessuna sfida con uno sconosciuto può mettere in discussione il valore della tua vita. Segnala chi cerca di indurti a farti del male, a compiere autolesionismo, ad uccidere animali, a rinunciare alla vita.
Dott.ssa Alessia Zappavigna -Psicologa