Hanno solo tra i 7 e gli 8 anni, frequentano la seconda elementare e a stento sanno leggere e scrivere. Ma si sono lanciati in aggressioni e insulti antisemiti nei confronti di una bambina, una loro compagna di classe, “colpevole” di essere figlia di un ebreo, anche se non praticante. Responsabili sono alcuni bambini musulmani della scuola berlinese Paul Simmel, in una vicenda che sta scuotendo l’opinione pubblica tedesca.
L’episodio si è verificato qualche giorno fa, ma secondo quanto riporta La Stampa non si tratta di un fenomeno nuovo: il quotidiano torinese riporta l’intervista a un quotidiano tedesco dell’insegnante di una scuola elementare nel quartiere berlinese di Neukölln, dove quasi tre quarti degli studenti sono figlii di immigrati: “Non sanno ancora leggere e scrivere, ma già dividono il loro piccolo mondo in due categorie: credenti e miscredenti, musulmani e non-musulmani. I bambini sono sempre più spesso soggetti al fanatismo religioso dei loro genitori, fratelli maggiori o parenti più stretti”.
Tanto che, secondo il quotidiano Der Tagesspiegel, sempre nella scuola berlinese, nel gruppo WhatsApp degli studenti, è circolato un video dell’Isis che mostra la decapitazione di un “miscredente”. E dopo la denuncia del preside, che ha riferito anche dell’aggressione alla bimba di seconda elementare ed è arrivato a proporre l’utilizzo di servizi di sorveglianza privati nelle aule, si sono attivati l’ispettorato scolastico e la polizia.
Per La Stampa, comunque, non si tratta di fenomeni nuovi: secondo le statistiche del ministero dell’Interno già da anni si registra un aumento dei reati di stampo antisemita: solo i casi denunciati sono 1.200 nel 2015, 1.400 nel 2016 e oltre 1.500 lo scorso anno. E per Marina Chernivsky, portavoce giovanile della comunità ebraica tedesca, “quello che è successo nella scuola berlinese non è purtroppo un caso isolato. Offese, minacce e anche attacchi fisici sono all’ordine del giorno sia nelle scuole elementari, sia negli asili”. E le vittime non solo gli alunni e gli studenti non musulmani, ma anche insegnati, assistenti sociali ed educatori, soprattutto le donne.
(Fonte: Tgcom24.mediaset.it)