La barbara uccisione di un cane legato da una corda ad un furgone e trascinato per strada, avvenuta nei giorni scorsi nella nostra città, ha riacceso i riflettori su un tema molto discusso: quello della violenza contro gli animali.
Ma quali sono le punizioni previste dalla legge per chi maltratta o uccide un animale?
Ad oggi in Italia vige la normativa entrata in vigore con la legge n. 189/04 “Disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonche’ di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate” – che prevede pene molto severe nei confronti di chiunque cagioni sofferenze inutili o addirittura la morte di qualsiasi animale o, ancora, maltratti, uccida, detenga in condizioni di trascuratezza, sottoponga a fatiche insopportabili o, infine, abbandoni un animale.
Ad opera della predetta legge, l’uccisione di animali viene sancita come reato di animalicidio punito come comportamento criminoso ai sensi dell’art. 544 bis c.p.: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”.
Secondo la Corte di Cassazione, infatti, l’uccisione di un animale è giustificata solo quando serve “ad evitare un pericolo imminente o per impedire l’aggravamento di un danno alla persona ritenuto altrimenti inevitabile e sempre che non sia avvenuta in maniera efferata”.
L’art. 544 ter c.p. punisce invece il maltrattamento in danno agli animali:
«Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche ecologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro».
Contrariamente a quanto si possa pensare, il maltrattamento non consiste soltanto nel provocare lesioni all’animale, ma anche nel sottoporlo a fatiche che non sono proprie della sua razza.
Tuttavia, nonostante le pene severe previste dalla legge, ciò non è stato sufficiente per prevenire il fenomeno di deprecabili vicende di animalicidio che continuano ad affliggere la nostra civiltà.
Ancora oggi, purtroppo, in Italia l’uccisione nonché il maltrattamento di animali vengono considerati reati di minore allarme sociale nonostante la Cassazione abbia piu’ volte puntualizzato che gli animali sono esseri capaci di provare dolore.
Un aiuto importante per un fenomeno ormai in crescita costante è quello di denunciare subito alle autorità, comunicando alle Forze di Polizia tutti gli elementi necessari all’individuazione dei responsabili dei maltrattamenti ai danni di un animale.
Ricordiamo che ogni cittadino testimone di atti di violenza contro un animale ha il dovere morale – oltre che giuridico – di denunciarli”.
Avv. Giuseppina Gilda Ferrantello