Spreco di soldi pubblici e danno erariale subito dallo Stato, per un ammontare complessivo di 253,1 milioni di euro. Secondo il Codacons, tanto sono costati questi due mesi senza Governo. I consumatori hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti affinché apra un’inchiesta. “Deputati e Senatori percepiscono compensi, pur non svolgendo alcun tipo di attività”, si sottolinea nel documento e si chiede di restituire parte dello stipendio.
Due mesi di stallo retribuitoLo stallo nelle trattative per formare un nuovo Governo prosegue dal 5 marzo, il giorno dopo le ultime elezioni che non hanno determinato una maggioranza definitiva alla guida del Paese. Ma mentre le parti in causa contrattano e discutono sul nome del possibile premier, lo Stato continua a pagare gli stipendi a parlamentari che per ora non hanno nulla su cui lavorare. Così, il Codacons promette battaglia: “Com’è noto, da due mesi l’attività parlamentare è totalmente bloccata in attesa della formazione del nuovo Governo. Ciò significa che Camera e Senato, le relative commissioni e gli altri organi direttamente connessi al Parlamento sono inattivi e i loro lavori sospesi. Tuttavia, i due rami del Parlamento continuano a produrre costi a carico dei cittadini, e Deputati e Senatori percepiscono i compensi da parlamentari pur non svolgendo alcun tipo di attività”, ha spiegato.
Quanto sta costandoE’ sempre il Codacons a fare i conti: “Considerato che, in base ai dati di bilancio resi pubblici, i costi annui per il funzionamento del Parlamento nel 2018 ammontano a circa 1,52 miliardi di euro, tale situazione di impasse ha prodotto uno spreco di soldi pubblici a danno dei cittadini pari a 253,1 milioni di euro solo negli ultimi due mesi”.
La denuncia“Da un lato ancora non si trovano risorse per bloccare l’aumento dell’Iva del 2019, dall’altro milioni e milioni di euro vengono buttati per finanziare un Parlamento fermo da più di due mesi”, dichiara senza mezzi termini il presidente Carlo Rienzi, facendo riferimento all’aumento dell’imposta sul valore aggiunto che il prossimo anno potrebbe arrivare fino al 24,5%, che si traduce in 242 euro in più a famiglia.
La richiesta dei partitiMa il Codacons non si ferma alla Corte dei Conti. Anche le parti politiche chiamate in causa possono dare il proprio contributo: “Chiediamo ai partiti di disporre la restituzione, in favore delle casse dello Stato, di parte dei compensi percepiti dai parlamentari eletti dal 4 marzo a oggi, considerato che tali soldi sono stati incassati in assenza di qualsivoglia tipo di attività”.
(Fonte: Tgcom24.mediaset.it)