Il 31 marzo potrebbe diventare una data storica nella lotta al Coronavirus. La fine dello stato di emergenza chiuderebbe un ciclo e sarebbe il primo grande segnale verso il ritorno alla normalità in un Paese che da ormai due anni va avanti leccandosi le ferite.
“Da un lato, i dati ogni giorno ci dicono che c’è un calo dei contagi, dei ricoveri e di tutti gli indicatori; dall’altro, le vaccinazioni stanno proseguendo, quindi è ragionevole pensare che lo stato d’emergenza non verrà rinnovato“. Le parole pronunciate ad Agorà, su Rai 3, dal sottosegretario alla Salute Andrea Costa confermano ulteriormente quali siano le intenzioni del governo.
Intanto, però, in vista del 31 marzo, Draghi e i ministri hanno iniziato a pensare come gestire il “post” emergenza Covid. Un primo approccio al nuovo corso è già contenuto nel decreto della vigilia di Natale con cui lo stato d’emergenza è stato prorogato: all’articolo 1, infatti, è scritto che “il capo del Dipartimento della protezione civile e il commissario straordinario per l’emergenza adottano anche ordinanze finalizzate alla programmazione della prosecuzione in via ordinaria delle attività necessarie al contrasto e al contenimento del fenomeno epidemiologico da Covid-19”.
Francesco Paolo Figliuolo e Fabrizio Curcio dovranno dunque predisporre gli interventi per il ritorno alla normalità. Ma ecco cosa cambierà dopo il 31 marzo se davvero, come sembra, non verrà prorogato lo stato di emergenza.
Stop allo stato di emergenza, cosa cambierà
Da aprile, se verrà decretato lo stop allo stato di emergenza, in sostanza verranno meno i poteri straordinari del governo e della protezione civile, come la possibilità di operare in deroga alle leggi vigenti per motivi sanitari. Il ministero della Salute manterrebbe alcune competenze tra cui la gestione dell’acquisto dei vaccini o gli acquisti di farmaci per la lotta al virus.
Farebbe capo alle Regioni, invece, tutto ciò che riguarda la campagna vaccinale e gli eventuali richiami. L’ipotesi è la chiusura dei grandi hub, mentre le vaccinazioni potrebbero passare nelle competenze di medici di famiglia, i pediatri e ospedali.
La cabina di regia tra governo e Regioni verrebbe smantellata, ma resta da chiarire quale ruolo avranno il commissario straordinario e il Comitato tecnico scientifico, che è un organo consultivo del governo ed è strettamente legato all’emergenza tanto che fu la prima ordinanza dell’allora capo della Protezione Civile Angelo Borrelli a definirne organico e funzioni. Tra le ipotesi avanzate a dicembre c’era quella di creare una struttura di missione specifica a palazzo Chigi o un passaggio delle competenze dalla Struttura commissariale alla Protezione civile.
Da verificare anche l’impatto sui cittadini di alcune misure attualmente in vigore e che da aprile verrebbero meno. Lo smart working, per esempio, con il ritorno alla normativa ordinaria dovrà essere definito con accordi individuali stipulati tra azienda e i lavoratori. Si discute già ora se prorogare l’uso delle mascherine al chiuso o toglierlo definitivamente come all’aperto.
Verrebbero meno anche le zone a colori, gialla, arancione e rossa, e tutte le misure che ogni area di rischio attualmente comportano. Resta aperto il nodo green pass: per i lavoratori over 50 l’obbligo è previsto fino al 15 giugno, ma il governo dovrà decidere cosa fare per tutti gli altri. “Sicuramente, tolto lo stato di emergenza, andrà fatta una revisione del Green pass che sarà discussa a marzo”, ha osservato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri intervenendo a Timeline su SkyTg24. È possibile che si comincerà ad eliminare l’obbligo del pass rafforzato prima del 31 marzo per tutte quelle attività in cui è previsto all’aperto, dai ristoranti agli stadi, e per quelle in cui serve il ‘base’, negozi, servizi alla persona, banche, uffici postali e uffici pubblici. Il secondo step, in concomitanza con la fine dello stato d’emergenza, potrebbe invece riguardare i locali al chiuso – cinema, teatri, musei, ristoranti – e mezzi di trasporto locali, mentre dovrebbe rimanere su quelli a lunga percorrenza, per arrivare poi, a giugno, ad eliminarlo nei luoghi di lavoro.
E all’orizzonte c’è anche un’altra ipotesi, ovvero la revoca dell’obbligo di isolamento dei positivi, ma inizialmente solo di quelli asintomatici.
Fonte: gds.it