Abbiamo esercitato con libertà e senso di responsabilità un nostro diritto/dovere: scegliere coloro che devono governare la Nazione per i prossimi cinque anni. Adesso è il tempo della realizzazione e del rilancio del bene comune.
Rimane in tutti l’amaro in bocca per la gran quantità di elettori che, per protesta o per negligenza, hanno fatto la scelta di non esprimersi.
Abbiamo il diritto di chiedere a tutti coloro che hanno avuto la nostra fiducia, di mettere a servizio del bene comune la loro intelligenza, le loro competenze, la loro cultura e tutto il loro tempo.
Il punto di partenza, per questo nobile servizio, devono essere i più fragili: i bambini, i ragazzi e i giovani, tutti coloro che cercano un lavoro, gli ammalati e gli anziani, le giovani famiglie.
Il bene comune si realizza mettendo al centro tutti coloro che hanno maggiore necessità di assistenza e di supporto. Camminare al passo del più debole ci permette di non creare scarti e di non abbandonare nessuno.
Tra le grandi fragilità non si possono più trascurare i territori, i fiumi e il mare. Papa Francesco dice profeticamente che il grido dei poveri e il grido della terra non sono scindibili.
Creare posti di lavoro, stare vicini a coloro che sono nel bisogno, promuovere l’istruzione e l’educazione, essere vigili sulla madre terra perché non venga inquinata, sfruttata e saccheggiata, per coloro che hanno la vocazione a mettersi al servizio della Polis, è un dovere improrogabile.
Cari Rappresentanti del Popolo italiano, avete cinque anni per aiutarci a vivere bene e per farci superare i pregiudizi, lo scoramento e il disamore verso la politica. Noi cristiani non vi faremo mancare la nostra preghiera, il nostro aiuto e, se è il caso, la nostra critica costruttiva e collaborativa.
Auguri e buon lavoro
Don Giuseppe Alcamo