In termini neuropsicologici le funzioni esecutive sono le funzioni corticali e sottocorticali superiori deputate al controllo e alla pianificazione del comportamento.
Sono quindi “quelle abilità che permettono a un individuo di anticipare, progettare, stabilire obiettivi, attuare progetti finalizzati a uno scopo, monitorare e autoregolare il proprio comportamento per adeguarlo a nuove condizioni”: consentono cioè ad un individuo di fare progetti, organizzare e gestire il loro tempo, la loro giornata, le loro azioni, le loro emozioni, rimanere concentrati su un determinato compito e portarlo a termine, risolvere problemi, stabilire delle priorità.
Come per il linguaggio le Funzioni Esecutive sono strettamente connesse anche con gli apprendimenti scolastici. L’acquisizione delle competenze di lettura, scrittura e calcolo richiedono al soggetto un carico cognitivo molto alto con impiego di molte risorse, dovranno essere messi in atto molti processi come la pianificazione, l’utilizzo flessibile di strategie, il mantenimento di informazioni in memoria, porre attenzione a stimoli e contemporaneamente filtrare le informazioni meno importanti, ovvero tutte capacità che asseriscono alle funzioni esecutive.
Seppur non ci sia ancora un accordo tra tutti gli studiosi in materia di quali e quante siano le funzioni esecutive, ne sono state individuate 5 di base:
- la memoria di lavoro: la capacità di trattenere temporaneamente in memoria quelle informazioni che sono necessarie per lo svolgimento delle attività quotidiane (come ad esempio ricordarsi quello che è stato appena ascoltato e che è utile a mettere in atto il comportamento successivo);
- l’attenzione; permette di selezionare stimoli ambientali, ignorandone altri, in base allo loro rilevanza biologica e/o psicologica per l’individuo;
- l’inibizione: è la prima componente delle Funzioni Esecutive e si osserva quando il bambino imparare a controllare le sue risposte impulsive, oppure gli viene insegnato ad attendere
- la flessibilità cognitiva: la capacità di mettere in atto un comportamento nuovo perché quello precedente, magari messo in atto in modo automatizzato, si è rivelato poco efficace per raggiungere l’obiettivo;
- la pianificazione: é la capacitá di “pensare al futuro”, per anticipare mentalmente il modo corretto di eseguire un compito, comportando la selezione delle attivitá necessarie a raggiungere un obbiettivo, di deciderne l’ordine, come la creazione di un piano.
Si parla di Funzioni Esecutive nel bambino a partire da circa 10-12 mesi, quando il piccolo mostra intenzionalità, volizione, controllo delle risposte automatiche, capacità di cambiare un comportamento in base alle nuove informazioni che percepisce dall’ambiente. Si ha poi un picco del loro sviluppo intorno ai 3/6 anni, sebbene esso continui per tutto l’arco di vita della persona, andando poi incontro ad un possibile graduale decadimento dai 65 anni.
Tra le scuole medie e le scuole superiori, il ruolo delle funzioni esecutive nell’apprendimento diviene ancor più fondamentale: da modelli d’insegnamento statici tipici della scuola primaria, caratterizzati dal passaggio lineare di contenuti adulto – bambino, durante gli anni della scuola secondaria, all’adolescente è richiesto di mettere in discussione dipendenza e passività, sperimentando maggiori spazi di autonomia.
Le sfide a cui i ragazzi sono sottoposti in ambito scolastico sono complesse, così non è infrequente che un deficit a carico delle funzioni esecutive si traduca in difficoltà d’apprendimento.
Dott.ssa Alessia Zappavigna-Psicologa