La pandemia Covid-19 ha “modificato” gli stili di vita. A questa certezza per gli adulti si sono aggiunti anche gli effetti sugli adolescenti: «Ci troviamo di fronte a una nuova generazione, con un percorso di crescita irregolare, gravemente minato e interrotto con l’arresto di esperienze di vita importanti, che hanno determinato e determineranno reazioni imprevedibili». A dirlo è stata la psicoterapeuta Arabella Gargano che è intervenuta all’incontro per operatori pastorali organizzato al Seminario vescovile di Mazara del Vallo dal Servizio diocesano di pastorale giovanile e del Centro diocesano delle vocazioni. La dottoressa Gargano ha evidenziato l’enorme percentuale di giovani che si trova in potenziale pericolo, con eventuale necessità di supporto psicologico al fine di scongiurare esiti peggiori: «Gli effetti dannosi scaturiti dalla pandemia su alcuni adolescenti sono paura del contatto fisico, ritiro sociale e dipendenza dai social», ha detto la Gargano. Poi l’importante funzione degli educatori: «Ognuno deve prendere consapevolezza dei propri limiti e dei propri talenti anche alla luce del proprio vissuto personale – ha spiegato la dottoressa Gargano – in riferimento al disagio dell’adolescente post-pandemico l’educatore è chiamato in prima persona a riflettere sul disagio e sul trauma provato per meglio interagire, ascoltare, sostenere, comprendere le paure del giovane senza sottovalutarle o minimizzarle». La capacità di un educatore dipenderà, dunque, dalla sinergia «tra affettività e cognitività, tra ricerca scientifica e pratica educativa». Nell’ambito dell’incontro (al quale ha portato il suo saluto il Vescovo) è stato proposto un laboratorio esperienziale. «Serviranno famiglie e scuole diverse, che osservino e ascoltino di più, che cerchino soluzioni nuove – ha detto Arabella Gargano – che spingano i ragazzi verso l’autonomia senza lasciarli soli. Si tratta di una partita che possiamo vincere solo insieme, se ci aiutiamo gli uni con gli altri».