Venerdì mattina intorno alle 8.30, c’è stato un altro sequestro scampato nel Mediterraneo. Tre pescherecci di Mazara del Vallo e uno di Pozzallo stavano pescando in acque internazionali, ad 82 miglia dalla Libia. Mentre avevano le reti calate hanno visto venire nella loro direzione una motovedetta della guardia costiera libica che gli ha ordinato di spegnere i motori. Sono stati minuti concitati. Dalle registrazioni radio si sentono i pescatori chiedere aiuto alla nostra Marina. Loro rispondono di chiudere le operazioni di pesca e tornare verso nord. Ai pescatori però serviva mezz’ora per riportare su le reti. “Mandate un elicottero per favore, abbiamo bisogno di tempo”, implorano. In questa conversazione entrano i libici che chiedono ancora di spegnere i motori ai nostri pescatori. Un ordine che mille volte è stato preludio di un sequestro. Nelle menti di quegli uomini in mare è ancora vivo il ricordo del sequestro assurdo vissuto nel 2020 da 18 pescatori, tenuti prigionieri per tre mesi nelle carceri libiche. I pescherecci non spengono i motori, cercano di resistere alle intimidazioni. La motovedetta libica resta lì a gragghiare i suoi ordini illegali. Va via solo quando arriva finalmente l’elicottero militare italiano e gli uomini del battaglione San Marco salgono a bordo dei nostri pescherecci.
Pescare i gamberi nel Mediterraneo ormai non è più un lavoro, è una guerra.
Giuseppe Ciulla e
Catia Catania l’hanno raccontato benissimo nel loro libro
La cala. Cento giorni nelle prigioni libiche. I pescatori sono stanchi. Rischiano il sequestro da parte di uomini che viaggiano su mezzi che la stessa Italia ha regalato alla Libia. “Era una fortuna che la nave militare italiana fosse stata così vicina – mi ha detto Gaspare Marrone, il comandante del Vincenzo Ruta di Pozzallo, uno dei quattro pescherecci avvicinati – adesso altrimenti saremmo in un carcere libico. Io ne ho passate tante, anni fa con le mitragliette mi hanno bucherellato la barca, mio cugino è stato sequestrato. Noi vogliamo solo lavorare, tranquilli”. I nomi degli altri 3 pescherecci coinvolti sono Twenty three, Pegaso Sb e Giacomo Gancitano, tutti e tre di Mazara del Vallo.
Fonte: Profilo facebook Antonella Palmieri