La Parola di Dio, che ascoltiamo nelle nostre celebrazioni liturgiche comunitarie o che meditiamo personalmente a casa, plasma, di giorno in giorno, la nostra vita e forma in noi “l’uomo nuovo” in cui risplende Cristo stesso: diciamo di essere cristiani, siamo cristiani, perché, consapevolmente, abbiamo accolto Gesù e Lui abita, vive in noi: noi, come la Madonna, siamo, o possiamo essere, la casa di Gesù, la Sua dimora. Questa consapevolezza però, non è scontata, non è automatica: non basta dirsi cristiani, bisogna esserlo. E il banco di prova, che attesta la verità di quello che diciamo di essere, sono i nostri ragionamenti, le nostre scelte, i nostri comportamenti, le nostre relazioni, la nostra presenza nel mondo. Spesso, ahimè, non c’è “connessione, sintonia ed armonia” tra il nostro essere e il nostro vivere! Siamo contraddittori, non siamo coerenti! E questa nostra incoerenza non attira le persone a Cristo e alla Chiesa, anzi le fa allontanare, diventiamo motivo di scandalo.
La quaresima ci aiuta a riconoscere quello che noi siamo nella verità del Vangelo; noi, come il popolo di Israele, facciamo i conti con la nostra infedeltà a Dio. Ma Dio, ieri come oggi, ci viene incontro, prende sempre l’iniziativa a nostro favore ed ammonisce: “… concluderò (con loro) un’alleanza nuova. Non sarà come l’alleanza che ho concluso con i loro padri… alleanza che essi hanno infranto”, ci ricorda il profeta Geremia nella prima lettura della Santa Messa. Ed aggiunge Dio: “… porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo”.
Mentre nella prima alleanza, quella col popolo di Israele, le legge che Dio aveva dato a Mosè era stata impressa nelle tavole di pietra, il Decalogo; nella nuova alleanza, quella inaugurata dal sacrificio di Gesù sulla Croce, la legge di Dio è scolpita nei nostri cuori.
“Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge, che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire . . . L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore; obbedire è la dignità stessa dell’uomo e secondo questa egli sarà giudicato” ci ricorda un prezioso documento del Concilio Vaticano II, la Gaudium et Spes, 16. Ed ancora aggiunge: “La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria” (n. 16).
Dio, senza stancarsi, continua a dirci ancora: “… io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato”. Impegniamoci tutti, ormai in prossimità della Settimana Santa, a fare esperienza di questo amore traboccante di Dio accostandoci al sacramento della riconciliazione, alla confessione sacramentale da un sacerdote, per riprendere a camminare alla luce della Parola di Dio.
La lettera agli Ebrei attesta il valore salvifico della passione di Gesù: “Pur essendo Figlio, (Gesù) imparò l’obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono”. Impariamo ad obbedire, ovvero ad ascoltare, Dio, la Sua parola. Ascoltare per essere oggi cristiani autentici e credibili.
La richiesta che viene fatta dai Greci all’apostolo Filippo, sia oggi il nostro desiderio: “…vogliamo vedere Gesù”. Il vedere fisico, per l’apostolo Giovanni, è la via d’accesso al Mistero di Dio: Gesù è la porta che ci introduce alla piena conoscenza di Dio. Entrare in comunione con Lui significa diventare Suoi amici. Essere Suoi amici significa accoglierci gli uni gli altri e camminare insieme, pur riconoscendone la fatica.
Buon cammino di quaresima.
Don Antonino Favata
Cappellano del Presidio Ospedaliero “Abele Ajello”