Decine di intossicati in tutta la Sicilia, sequestri, indagini da parte delle forze dell’ordine. Il 2018 è l’anno nero del tonno, almeno di quello pescato abusivamente e mal conservato. Sembra che quest’anno ci sia molto più tonno in giro, quindi più pesca clandestina che può determinare i casi di mala conservazione.
La cronaca del solo mese di giugno racconta di almeno 30 persone che sono dovute ricorrere alle cure mediche dopo aver acquistato e mangiato del tonno.
Come difendersi allora? Intanto guardando i costi. Il prezzo del tonno è di circa venti euro al chilo ma in circolazione si trova anche a cinque euro, in questi casi è praticamente certo che ci sia qualche problema. E’ bene ricordare che le uniche marinerie che possono pescare il tonno in base alle quote sono quella di Mazara del Vallo e Capo Passero.
L’ultimo caso di intossicazione risale a mercoledì scorso, a Palermo, ma i risvolti giudiziari sono delle ultime ore: i carabinieri del Nas, infatti, hanno sequestrato la pescheria nel mercato storico di Ballarò in via Collegio di Maria al Carmine dove è stato venduto il tonno che ha provocato l’intossicazione della bambina di 12 anni ricoverata all’ospedale Di Cristina.
In quella occasione i militari avevano sequestrato 120 chili di tonno: l’Istituto zooprofilattico nel corso dei controlli ha verificato valori di istamina 15 volte superiori al limite di legge consentito. E oggi sono stati sequestrati e distrutti altri 47 chili di pesce spada trovato in cattivo stato di conservazione. Per altri 190 chili di pescato sono in corso accertamenti sulla tracciabilità. I tecnici dell’Asp e i carabinieri del Nas hanno accertato che la pescheria non avrebbe le autorizzazioni sanitarie. Sempre nel corso dei controlli in vicolo di San Michele Arcangelo è stato sequestrato un deposito di alimenti gestito da un bengalese.
Stessa sorte per il sequestro (42 chili) avvenuto in una pescheria di Isola delle Femmine all’inizio del mese dove sei palermitani avevano acquistato tonno; anche loro finirono in ospedale per intossicazione da istamina. In questo caso, fra l’altro, era stata accertata la tracciabilità del pesce.
Alcuni giorni prima otto persone erano rimaste intossicate per avere mangiato del tonno avariato in piazza Torrelunga. Due donne erano state ricoverate in gravissime condizioni all’ospedale Civico.
Il primo giorno di giugno, siamo ancora nel capoluogo, tredici esemplari di tonno rosso, per un peso complessivo di 2.600 chilogrammi, la cui pesca è vietata, furono sequestrati dalla guardia di finanza della compagnia di Bagheria e della stazione navale di Palermo durante controlli nelle vicinanze del mercato ittico di Porticello.
Cinque tonni si trovavano su un furgone isotermico, mentre gli altri otto su pescherecci che si erano allontanati alla vista delle fiamme gialle e poi bloccati in mare dalle motovedette.
Ma il problema non riguarda solo Palermo, Domenica, a Messina, venti persone sono rimaste intossicate dopo aver consumato tonno rosso avariato comprato in una pescheria. In particolare un uomo di 56 che è stato colpito anche da infarto. A determinare l’intossicazione, anche in quel caso, l’istamina contenuta nel pesce alterato. La polizia ha posto i sigilli alla cella frigorifera della pescheria che contiene tutto il pesce sequestrato.
E a Catania, sempre i Nas, in un piccolo deposito del circondario dell’area portuale, oltre la normale attività di stoccaggio di prodotti ittici surgelati all’origine, hanno scoperto che “si procedeva in modo abusivo e senza i minimi accorgimenti igienici, alla lavorazione di crostacei, prevalentemente gamberi, effettuandone la sgusciatura manuale ed il ricongelamento in confezioni successivamente vendute presumibilmente al mercato nero”. In quella occasione erano stati sequestrati anche 130 chili di tonno.
E oltre sei tonnellate di tonno rosso pescato irregolarmente, per un valore di mercato che supera i 200mila euro, erano state sequestrate il 31 maggio dalla Guardia Costiera nei porti di Catania e Acitrezza, per i responsabili sanzioni per 30mila euro e confisca degli automezzi refrigerati utilizzati per il trasporto.
(Fonte: Gds.it – Marco Volpe)