È un’esperienza singolare la contemplazione del Risorto per chi l’ha seguito sulla via drammatica e arteriale della passione. Viene abbastanza difficile credere che il Figlio di Dio, tradito, sfigurato, crocifisso e sepolto abbia il volto bello di una vita che nasce dalla morte.
E provvidenzialmente questo è il messaggio della Pasqua: la morte ignominiosa, ingiusta e raccapricciante ha perduto la sua battaglia e la vita ha vinto più bella che mai. A chi ha tutto dalla propria esistenza, la risurrezione del Signore forse ha poco da dire. Ma quanti sperimentano quotidianamente una lenta agonia e una morte annunziata dalla malattia, all’ingiustizia, dalla violenza, da una dipendenza, dalla disoccupazione, dalla disperazione la Pasqua dice che queste non sono parole ultime. Da queste ceneri si può risorgere perché il Signore Gesù ha sconfitto per sempre la maledizione della morte che gravava sull’umanità.
E questo è l’augurio che rivolgo a quanti si trovano in queste situazioni di vita. Per chi non crede la fede dei cristiani nella risurrezione e la celebrazione pasquale possono diventare una forma di contagio gioioso, che arricchisce la qualità delle buone relazioni umane. Ed è anche il mio augurio.
A tutti buona Pasqua con l’acclamazione propria delle Chiese dell’Oriente cristiano: Cristo è risorto. È veramente risorto.