È divenuta definitiva la sentenza con la quale la Corte di Appello di Palermo, sezione II penale, ha assolto con formula piena i mazaresi Giovanni Bonacasa e Vita Norrito (marito e moglie) riformando integralmente la sentenza di primo grado, emessa dal Tribunale di Marsala, che li aveva condannati per il reato di truffa aggravata e favoreggiamento reale. La vicenda, da cui è scaturito il processo penale, aveva ad oggetto una ingente donazione di denaro da parte di Maria Bonacasa, oggi deceduta, nei confronti del cugino Giovanni Bonacasa ritenuta, da parte della Procura di Marsala, frutto di una truffa realizzata ai suoi danni all’atto della sottoscrizione di moduli bancari. In primo grado, il Tribunale di Marsala aveva ritenuto sussistenti gli estremi di responsabilità per i reati contestati (fatta eccezione per Andrea Bonacasa, figlio di Giovanni, assolto già in primo grado). La motivazione della sentenza però non ha retto al vaglio della Corte di Appello di Palermo che ha integralmente accolto le argomentazioni esposte nell’atto di appello dagli avvocati Massimo Motisi e Cinzia Calafiore difensori di Giovanni Bonacasa e Vita Norrito, assolvendoli da ogni accusa. Nelle motivazioni della sentenza la Corte di Appello ricostruisce in maniera approfondita la vicenda della famiglia Bonacasa, evidenziando che prima che nell’ambito familiare avesse ingresso l’infermiere Pietro Sciuto, successivamente adottato da Maria Bonacasa, i rapporti tra Giovanni Bonacasa e la signorina Maria Bonacasa fossero animati da affetto e fiducia, tanto che il cugino Giovanni, già da decenni, era delegato dalla cugina a gestire il proprio patrimonio. La Corte ha, inoltre, evidenziato come il Tribunale abbia ritenuto erroneamente credibili le dichiarazioni di Maria Bonacasa e dello stesso Pietro Sciuro che sarebbero state contraddette da una serie di prove documentali e testimoniali. Nella motivazione la Corte evidenzia l’astio immotivato, manifestato dalla Maria Bonacasa nel corso dell’audizione innanzi al Tribunale, nei confronti del cugino Giovanni, tanto da negare il rapporto fiduciario che li aveva legati per diversi decenni. E’ risultato, invece, provato – e da ciò ne è discesa la pronuncia assolutoria – che Maria Bonacasa, avesse avuto negli anni un rapporto di consolidata fiducia ed affetto con il cugino Giovanni e che questo stato di cose era iniziato a cambiare in relazione ad una presenza sempre più assidua dell’infermiere Pietro Sciuto presso l’abitazione dell’anziana donna. La Corte delinea a tratti anche la figura, definita come “assai interessata”, di Pietro Sciuto che, con una serie di dichiarazioni ritenute non credibili, avrebbe fornito la chiave di volta per comprendere il reale svolgersi degli accadimenti. Tra l’altro il ruolo dell’ infermiere Sciuto era stato già tratteggiato dal Tribunale di Marsala nel diverso processo in cui il Dottor Andrea Bonacasa è stato assolto dall’accusa di calunnia nei confronti proprio di Sciuto. La sentenza della Corte, richiamando anche le testimonianze dei funzionari di Banca Nuova, ricostruisce quanto accaduto in relazione all’operazione bancaria in contestazione (sottoscrizione di moduli bancari), sottolineando come l’operazione fosse assolutamente legittima. Con la sentenza di piena assoluzione emessa dalla Corte di Appello si scrive la parola fine su un’annosa e complessa vicenda che ha riguardato una nota famiglia della città.
(Fonte: Giornale di Sicilia – Salvatore Giacalone)