Addio alla carta nei test Invalsi per la terza media. A cimentarsi con queste prove per la prima volta su un computer on line sono oggi i 574.600 studenti di terza media nella cosiddetta nuova formula ‘computer-based”.
A differenza degli scorsi anni le prove non si svolgeranno in due giorni, ma fino al 21 aprile. Questo per consentire a quelle scuole che non hanno in dotazione sufficienti Pc per tutti gli alunni, di distribuire la prova nel tempo. Dal censimento delle strutture informatiche effettuato da Invalsi, infatti, le postazioni effettive nelle scuole risultano 216 mila, quindi vuol dire che è a disposizione un computer per 2.5 studenti.
La ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli ha augurato “buon lavoro” agli studenti impegnati nelle prove Invalsi: “Si tratta di un’importante occasione per misurare le proprie conoscenze e le proprie competenze, scoprire i propri punti di forza e gli aspetti su cui continuare a investire per migliorare giorno dopo giorno. È questo il senso di una valutazione che deve servire da stimolo alle giovani e ai giovani, ma anche e soprattutto a tutta la comunità scolastica, per un costante miglioramento del sistema di istruzione”.
Ma la situazione dei computer, secondo Mario Rusconi, presidente dell’Associazione nazionale presidi, “sta mettendo a dura prova diversi istituti su tutto il territorio nazionale: non tutti i plessi hanno computer a sufficienza per consentire la contemporaneità dello svolgimento delle prove, per cui la maggior parte delle scuole a livello nazionale sono costrette a fare doppi e tripli turni per garantire lo svolgimento delle stesse”. Secondo Rusconi “grazie ad un accordo nazionale tra Anp e l’Istituto nazionale Invalsi, i nostri associati, che ci hanno segnalato tempestivamente le criticità nelle loro scuole, sono stati messi in contatto con le strutture tecniche Invalsi e sappiamo che circa il 95% dei casi segnalati sono già stati completamente risolti”.
A confermarlo è anche il responsabile nazionale dell’Area prove Invalsi Roberto Ricci: “La collaborazione delle scuole è fortissima, i dirigenti si sono molto impegnati per trovare soluzioni e mettere questi ragazzi nella migliore condizione per superare le prove Invalsi”. E per le 8 scuole italiane prive di computer è stato lo stesso Invalsi a mettere a disposizione dei pc portatili.
Proprio per ovviare alla penuria di Pc, i test potranno essere svolti in un orario molto ampio che va dalle 7.30 fino alle 19.30. Un’altra novità è che alla tradizionali prove di italiano e matematica, quest’anno si aggiunge anche il test di lingua inglese. Sarà diviso in due fasi: 45 minuti per l’ascolto del testo, 5 minuti di pausa, e poi 45 minuti per la lettura. Novanta minuti anche per svolgere la prova italiano e altrettanti per la prova di matematica. Le domande però saranno di meno: non più 45 come negli anni precedenti ma tra le 37 e le 38 che verranno prese da una banca dati di 500 domande per ogni materia. Da quest’anno, inoltre, è lo svolgimento della prova e non l’esito ad essere uno dei requisiti fondamentali per l’ammissione all’esame terza media. Il risultato di ciascuno studente, espresso in livelli descrittivi, sarà trascritto in una sezione apposita della certificazione finale. Cambia anche da quest’anno, il livello di valutazione che sarà su scala nazionale, ovvero una scala unica per tutta Italia, per ogni materia: matematica, italiano, inglese-lettura e inglese-ascolto. Questa nuova valutazione trova contrario Marcello Pacifico, responsabile nazionale nazionale dell’Associazione sindacale che riunisce ricercatori in formazione, precari, in servizio, e di ruolo (Anief) perchè “è chiaro – sottolinea – una scuola dei Parioli di Roma è diversa da una scuola dello Zen di Palermo e questo non si può addebitare né agli alunni, né al corpo docente. Servono reali correttivi, da soli i test Invalsi non servono a nulla se non si interviene nel singolo territorio”. Per Francesco Sinipoli segretario generale della Flc Cgil le prove “continueranno ad essere effettuate su base censuaria, diventano requisito di ammissione all’esame e rappresentano la parte più corposa della certificazione delle competenze al termine del primo ciclo di istruzione. Noi siamo contrari a questo modello di valutazione e certificazione”.
(Fonte: Ansa.it)