A pochi giorni dall’uccisione di Clara, la giovane femmina di capovaccaio liberata in natura il mese scorso e barbaramente fucilata in Sicilia, anche la sorella Bianca è stata rinvenuta morta, questa volta in Tunisia. Due sorelle in perfetta salute uccise dalla malvagità umana. Una cosa del genere non ci era mai capitata. Rabbia e frustrazione indescrivibili per la morte assurda di due giovani animali che abbiamo visto nascere e crescere e che abbiamo liberato, come tanti altri negli anni, per aiutare la loro specie a non estinguersi.
Bianca aveva appena superato il tratto di mare che separa la Sicilia dal nord Africa e che rappresenta l’ostacolo naturale maggiore per i capovaccai che dall’Italia si dirigono verso i quartieri di svernamento ubicati nell’Africa sub-sahariana. Tutto lasciava pensare che le cose andassero per il meglio; i dati raccolti dal GPS avevano permesso di verificare come Bianca fosse in perfetta forma e volasse senza difficoltà sopra l’ampio braccio di mare. Infatti, nell’ultimo tratto del suo lungo viaggio aveva percorso, da Pantelleria al luogo di morte, ben 338 km in una sola tappa di cui 148 km in mare e 190 km in territorio tunisino, dove era arrivata il 12/09/18. Si era fermata in una zona con molti ovili dove, purtroppo, pare che qualche allevatore sparga carcasse avvelenate per uccidere i predatori terrestri, anche se la legge tunisina lo vieti espressamente. Scesa in una oliveta, probabilmente si è cibata di una di queste carcasse avvelenate per circa un’ora. Non appena i segnali ricevuti dal GPS hanno indicato un’anomalia nel comportamento, è scattato l’allarme. In questi casi è necessario intervenire tempestivamente, perché l’animale potrebbe essere ferito o debilitato e, dunque, potrebbe essere ancora salvato.
Per questo motivo abbiamo subito contattato Hichem Azafzaf, presidente dell’Associazione “Les Amis des Oiseaux” (AAO/BirdLife Tunisie, associazione ornitologica tunisina) e la moglie Claudia Feltrup Azafzaf, direttore esecutivo, per chiedere loro di tentare di trovarla. Hichem Azafzaf è immediatamente partito da Tunisi verso Sud e dopo un viaggio di ben 350 km si è recato nel punto dell’ultima localizzazione del GPS dove ha trovato Bianca già morta da diverse ore.
Anche secondo Hichem, che ne ha discusso con Alessandro Andreotti dell’ISPRA, partner scientifico dell’azione di rilascio delle due giovani, Bianca verosimilmente è morta per avvelenamento. La radiografia effettuata il giorno dopo ha, intanto, escluso che Bianca sia stata impallinata ed ha rilevato che aveva lo stomaco pieno. Il corpo di Bianca verrà analizzato dal Prof. Ali Amara, esperto di tossicologia della Scuola veterinaria nazionale tunisina di Sidi Thabet, per avere una conferma ufficiale dell’avvelenamento.
La morte di Bianca e Clara per mano dell’uomo lungo la rotta migratoria ci dice quanto sia ormai quasi impossibile per tanti rapaci migratori sfuggire ai pericoli mortali che si annidano ovunque. Se non si prenderanno provvedimenti urgenti a livello nazionale ed internazionale il destino del capovaccaio e di altri rapaci migratori sarà segnato per sempre.
Per questo motivo, alla luce della drammatica fine di Bianca e Clara, dovremo fare una riflessione su se e come proseguire con le nostre attività, viste le insidie che i nostri capovaccai incontrano ovunque.
Un grazie sincero a persone splendide come Hichem Azafzaf e Claudia Feltrup Azafzaf a cui va tutta la nostra riconoscenza per essersi prodigati per cercare di salvare Bianca.
(Fonte: Associazione CERM Centro Rapaci Minacciati – Foto: Hichem Azafzaf)