E’ morto il regista Vittorio Taviani, 88 anni, che con il fratello Paolo ha firmato capolavori del cinema italiano da “Padre Padrone” (Palma d’oro a Cannes nel 1977) a “La Notte di San Lorenzo” fino a “Cesare deve morire” (Orso d’oro a Berlino nel 2012). I due hanno condiviso, fotogramma dopo fotogramma, una collaborazione quasi “gemellare” e una vita di cinema cominciata nel 1960: una complicità tale che le loro parole hanno avuto una singola e indivisibile voce.
Vittorio Taviani è mancato nella notte tra sabato 14 e domenica 15 aprile a Roma, dove si era trasferito. Nato a San Miniato, in provincia di Pisa, era malato da tempo. Per volontà della famiglia non ci saranno né la camera ardente né i funerali e il suo corpo sarà cremato in forma privata.
Già l’ultimo film della coppia di fratelli, “Una questione privata” del 2017 era stata firmata solo dal più giovane dei due, Paolo, a causa dei problemi di salute di Vittorio. Quest’ultimo aveva rivelato in un’intervista: “Alla fine dei ciak mi voltavo cercando una risposta da mio fratello, ma non c’era nessuno”. Aggiungendo poi: “Il fatto è che ci si invecchia e ci si ammala. Ma abbiamo fatto tutto lo stesso insieme. Ci telefonavamo e litigavamo, insomma tutto come prima”. Assieme i Taviani hanno realizzato diciannove film per il grande schermo e due miniserie per la tv (“Resurrezione” e “Luisa Sanfelice”) in più di quarant’anni di attività. due artigiani del cinema italiano che hanno saputo tratteggiare con grande poeticità le contraddizioni che caratterizzano il nostro Paese.
Insieme al fratello frequentò l’università di Pisa, ma entrambi preferirono dedicarsi al cinema. La loro prima esperienza fu il cortometraggio “San Miniato, luglio ’44”, narrato da Cesare Zavattini. Il primo film che porta la loro regia (ma condivisa con Valentino Orfini) è nel 1962, “Un uomo da bruciare”, storia del sindacalista ucciso dalla mafia Salvatore Carnevale. Il primo film che diressero da soli fu “I sovversivi” (1967): raccontava il Partito Comunista dopo la morte di Togliatti.
Reinterpretando in modo personale la tradizione del neorealismo italiano dalla fine degli anni Sessanta si sono importi con il loro cinema fatto di ricerca formale. Da “San Michele aveva un gallo” (1972), basato sul racconto “Il divino e l’umano” di Lev Tolstoj, ad “Allonsanfàn” (1974), con protagonisti Marcello Mastroianni e Lea Massari. Il successo arrivò con “Padre Padrone”, a cui seguì nel 1982 “La notte di San Lorenzo”. Negli anni Ottanta arrivarono “Kaos” (1982) e “Good Morning, Babilonia” (1987), mentre in seguito ridussero la frequenza delle uscite. Nel 2012, ottennero l’ultimo grande successo vincendo l’Orso d’oro al Festival di Berlino con “Cesare deve morire”, che racconta la messa in scena della tragedia di Shakespeare Giulio Cesare nel carcere di Rebibbia.
(Fonte: Tgcom24.mediaset.it)