Ambiente, territorio, dissesto, cambiamenti climatici e utilizzo dei lavoratori forestali sono variabili di una stessa soluzione alla quale il governo regionale del presidente Renato Schifani ha già dato una prima risposta.
Da un lato, ha avviato le procedure per la spesa del PNRR, Missione 2, circa 316 milioni di euro, in tema di rivoluzione verde e transizione ecologica e dall’altro, come primo atto di governo, ha messo a disposizione degli oltre 17 mila forestali, le risorse per l’adeguamento della parte economica del CCNL sottoscritto lo scorso 9 dicembre e pari a 22 milioni di euro. Adeguamento contrattuali e che si sintetizza nella busta paga più pesante per i forestali dal 2023 e lo stanziamento ordinario per la copertura delle retribuzioni su base annua di circa 232 milioni di euro, di cui 179 con risorse attinte dal bilancio regionale.
È come dire, si è partiti con il piede giusto. Occorre, però, fare una premessa prima di arrivare a comprendere perché la possibile riforma del settore idraulico-forestale resta in salita nonostante le condizioni favorevoli in termini di strategia comunitaria e nazionale.
Va detto che, sulla riforma del comparto forestale, attesa da trent’anni, sono in tanti che hanno provato ad incidere, che hanno tentato di intestarsi il merito di un risultato mai raggiunto.
Nel frattempo, è cambiato il mondo, sono cambiate le priorità e la società si scontra con nuove emergenze ambientali.
Le minacce dovute al dissesto idrogeologico aggravate dagli effetti dei cambiamenti climatici, compromettono la sicurezza della vita umana, la tutela delle attività produttive, degli ecosistemi e della biodiversità, dei beni ambientali e archeologici, l’agricoltura e il turismo. Siamo chiamati tutti alle nostre responsabilità per salvare il pianeta.
Cambia l’approccio, cambiano i processi decisionali e deve cambiare la scelta politica sulle possibili strategie di contrasto ai fenomeni di dissesto e vulnerabilità del territorio.
Ed allora, è necessario ridurre gli interventi di emergenza, sempre più necessari a causa delle frequenti calamità, puntando sulle azioni preventive attraverso un ampio e capillare programma di interventi strutturali e non strutturali che non possono prescindere dall’utilizzo del personale forestale professionalizzato e qualificato e dai dipendenti dei consorzi di bonifica, altro ambito da riformare e della meccanizzazione agricola dell’Ente di Sviluppo Agricolo.
Sulla tutela del territorio e della risorsa idrica, il PNRR (Misura 2) prevede circa 317 milioni di euro di investimenti per prevenire e contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici sui fenomeni di dissesto idrogeologico e sulla vulnerabilità del territorio e per salvaguardare la qualità dell’aria e la biodiversità del territorio attraverso la tutela delle aree verdi e del suolo.
È una straordinaria occasione per rispondere alla rivoluzione verde ed alla transizione ecologica.
La Sicilia è meta turistica per eccellenza, si è candidata al ruolo di hub digitale ed energetico del Mediterraneo, spendere le ingenti risorse messe a disposizione delle varie fonti finanziarie comunitarie e nazionali è l’obiettivo da raggiungere tutti insieme, istituzioni, corpi intermedi, sistema produttivo, comunità, cittadini per garantire ai turisti una moderna fruibilità dell’Isola a tutto tondo.
Dentro questa rivoluzione epocale, guardando al territorio, l’utilizzo dei forestali è una necessità improrogabile. In tale scenario favorevole si innesta la ripresa del percorso di riforma del settore avviata dall’assessore regionale al ramo Luca Sammartino con l’istituzione del tavolo tecnico e l’avvio della fase concertativa, che passerà anche dal rinnovo del contratto integrativo di lavoro.
Riforma necessaria proprio per le tante ragioni che hanno cambiato il sistema delle priorità di intervento sull’ambiente e il territorio.
Certamente ciò che non serve è replicare l’approccio degli anni scorsi. Il protagonismo ed i personalismi non portano da nessuna parte. Questo vale per la politica come per la rappresentanza dei lavoratori.
Ed allora, è il senso della misura che deve prevalere, guardando alle opportunità, ma anche ai limiti normativi e assunzionali dettati da una condizione finanziaria precaria alla Regione Siciliana, ad oggi non sembra affermarsi come modus operandi, almeno non per tutti gli attori del sistema.
Tutti vorremmo la stabilizzazione di tutto il personale forestale con la trasformazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato. Questo è un obiettivo che prescinde dall’appartenenza sindacale.
Lo ripeto, è un risultato che tutti indistintamente vorremmo che si potesse raggiungere ma la realtà invece ci spinge ad avere il senso della misura e della responsabilità, che significa comprendere i tanti limiti rispetto all’aspettativa del massimo livello possibile di occupabilita’ nel settore dettati dalla necessità di rientrare da una condizione finanziaria deficitaria della Regione Siciliana.
Ed allora l’approccio alla riforma non può che essere improntato al senso di responsabilità partendo proprio dalle condizioni favorevoli create dalla transizione ecologica e dalla chiara volontà espressa dall’assessore Sammartino di volere la riforma del comparto.
Ad avviso dell’Ugl ciò che va evitato è proprio lo scontro o la contrapposizione tra le parti se si vuole davvero portare a compimento finalmente una riforma del comparto degna della tutela dei diritti dei lavoratori forestali e della garanzia del lavoro utile alla concreta tutela del territorio siciliano.
A dichiararlo Giuseppe Messina e Franco Arena, rispettivamente Segretario Ugl Sicilia e Segretario regionale Federazione Agroalimentare