Dopo le ultime polemiche, “il nuovo decreto contro le scarcerazioni è un segnale forte”. Il Guardasigilli, “amareggiato per come si sia strumentalizzata la lotta alla mafia”, difende il Dap e rilancia sulle intercettazioni.
D: La prima domanda resta quella: amareggiato?
R: Mi amareggia il fatto che la lotta alla mafia venga strumentalizzata per attaccare il governo.
D: Hanno scarcerato boss: logico che provochi grandi proteste, innanzitutto dalle opposizioni.
R: È sbagliato mentire, sostenendo che sono usciti con leggi di questo Governo, che invece ha risposto con un segnale molto forte. Questo decreto che intendiamo approvare va a rafforzare ulteriormente il contrasto alle mafie nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura.
D: Il decreto prevede che i magistrati debbano chiedere il parere non vincolante delle Procure antimafia prima di scarcerare un detenuto sottoposto al 41 bis. Pare svilire il loro ruolo.
R: Niente affatto. Io rispetto profondamente il lavoro dei giudici. L’ulteriore passaggio con le procure distrettuali e la Procura nazionale antimafia è solo un modo per acquisire ulteriori informazioni su casi specifici.
D: Intanto qualche boss è tornato a casa. Non si sente corresponsabile?
R: Assolutamente no. Basta leggere la Costituzione per capire che i magistrati decidono nella piena autonomia.
D: Il risultato in questi casi preoccupa.
R: Non entro certo nel merito delle decisioni, ci mancherebbe. Il mio compito è portare avanti proposte come il decreto e avviare verifiche, come ho fatto in queste ore. Per il resto, voglio ricordare che un detenuto al 41-bis è il più isolato di un carcere, quindi al riparo da possibili contagi.
D: Forse i giudici sono stati sollecitati a muoversi da una circolare del Dap, un dipartimento del suo ministero, che chiedeva loro di segnalare alle autorità i casi di detenuti a rischio in questi tempi di coronavirus. O no?
R: Non può essere certo la circolare di un dipartimento a incidere sull’autonomia dei magistrati.
D: La circolare era giustificata?
R: Aveva il solo obiettivo di fare chiarezza sulla situazione sanitaria nelle carceri in una fase di pandemia.
D: Il capo del dipartimento Basentini non ha commesso errori? Nel caso del boss Zagaria, scarcerato sei giorni fa, ha atteso quasi due settimane prima di scrivere al giudice di sorveglianza di Sassari e dirgli che voleva valutare se farlo trasferire in ospedale a Viterbo o a Roma. Prima, risulta al Fatto, aveva aspettato perché pensava di trasferire Zagaria a Cagliari, in un carcere però non attrezzato per il 41-bis.
R:Su questo caso sono in corso degli accertamenti, quindi non posso rispondere.
D: Non è il caso che Basentini rassegni le dimissioni, come chiesto anche da esponenti della maggioranza?
R: Non è mia abitudine rispondere a questo tipo di domande.
D: Lei ha nominato Roberto Tartaglia come vice di Basentini: pare un commissariamento, no?
R: Nessun commissariamento, Tartaglia è un magistrato di grande valore, da sempre in prima linea contro le mafie, esperto nella gestione di detenuti al 41-bis come Totò Riina, Leoluca Bagarella e i fratelli Graviano.
D: Che effetto le ha fatto leggere le intercettazioni dei boss che si affannano a chiedere i domiciliari “perché con il Covid usciamo?”
R: I pensieri dei boss non contano, conta la lotta concreta contro le mafie come i tanti provvedimenti di 41-bis che ho firmato da ministro. Per questo trovo grave che qualche esponente politico metta la foto di Falcone e Borsellino solo per prendere qualche like. Non c’è più ritegno.
D: Nel decreto c’è l’ulteriore proroga della riforma delle intercettazioni, fino al 31 agosto. Perché?
R: La nuova normativa, che rafforza lo strumento delle intercettazioni per perseguire reati come la corruzione, prevede un necessario percorso di formazione del personale. Lo avevamo avviato, ma abbiamo dovuto interrompere per il coronavirus.
D: Giorni fa avete dato il via libera alle video-indagini.
R: È un modo per salvaguardare l’attività di tante procure, che possono così portare avanti le indagini con tempestività ed efficacia. In caso di emergenza, di fronte ai rischi di contagio del virus, possono collegarsi da remoto: per esempio per assumere informazioni.
D: Per il capogruppo alla Camera del Pd Delrio va posto un freno ai Dpcm per gestire l’emergenza, e “va ridato il potere di indirizzo al Parlamento”. Condivide?
R: Stento a comprendere perché lo possa dire un rappresentante delle opposizioni, figuriamoci se lo sento dire da parti della maggioranza. L’utilizzo del Dpcm non è un vezzo, ma una necessità in tempi di pandemia, nei quali bisogna intervenire quasi ogni settimana.
D: Per il segretario dem Zingaretti il 1° giugno per la riapertura di bar e ristoranti è “lontano”.
R: Tutti vorremmo riaprire al più presto. Ma il governo deve essere compatto nel capire che bisogna procedere con gradualità, perché prima bisogna tutelare la salute. Paesi come Germania e Francia che volevano riaprire tutto hanno dovuto subito ricredersi.
D: Sul Mes compatti non lo siete affatto.
R: Tra Pd e M5S ci sono differenze su questo, e nelle differenze ci rispettiamo. Ma Conte ha fatto la giusta sintesi, ribadendo con forza in Europa l’inadeguatezza del Mes e che il punto principale resta il Recovery fund. Va sostenuto.
D: Lo sostenete davvero tutti? Tira aria di governissimo.
R: In nessuna parte del mondo, in un momento come questo, si mette in discussione il governo. Stiamo lavorando in squadra, e dobbiamo continuare a farlo.
Intervista pubblicata da ilFattoQuotidiano.it