Sarà un decreto di proporzioni gigantesche, una manovra ‘monstre’, lievitata nel corso delle settimane e con una “mole di interventi molto ampia”.
Il governo accelera sul “decreto aprile”, una manovra “espansiva imponente e mai vista dal dopoguerra a oggi”, come la definisce in Parlamento il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che lavora per chiudere il testo entro giovedì visto anche il nome con cui lui stesso ha ribattezzato il nuovo provvedimento anti-Coronavirus.
Tra le misure sulle quali sembra prossimo l’ok ci sono ammortizzatori, compresi altri due mesi di proroga della Naspi per chi ce l’ha in scadenza, bonus automatici e in massimo 24 ore per gli autonomi, niente Iva sulle mascherine e gli altri dispositivi di protezione individuale per tutto il 2020, aiuti alle famiglie e risorse a fondo perduto per le Pmi.
Ma vista la portata del decreto, non si esclude uno ‘spacchettamento’, partendo magari già nelle prossime ore con un decreto di proroga di varie scadenze fiscali e della giustizia, come le intercettazioni, in attesa del voto del Parlamento su Def e scostamento. Possibile che in questo provvedimento siano inserite alcune altre misure più ‘mature’, prendendosi qualche giorno per mettere a punto il grosso dell’intervento.
Molti i capitoli su cui ancora manca la quadra in maggioranza: se è vero che ci sarà un “sussidio temporaneo” per chi non ha nessun altro introito o aiuto pubblico e non può accedere al Reddito di cittadinanza, ancora non è stata definita la platea cui rivolgersi né se sarà l’Inps a gestire il nuovo Rem (Reddito di emergenza) o se la regia sarà demandata ai Comuni. Gli enti locali dal canto loro premono per avere più risorse, visti i buchi da 8-10 miliardi tra Province e Comuni per i quali i 3 miliardi e mezzo promessi dal governo sono solo un palliativo. Il “30%” delle risorse aggiuntive sarà anticipato subito, prova a rassicurare Gualtieri.
Ma i problemi sono anche altri. Primo fra tutti il rientro al lavoro dei genitori con i figli ancora a casa da scuola, oramai fino a settembre. Circa mezzo miliardo dovrebbe essere destinato al rinnovo del bonus babysitter da 600 euro e a concedere altri 15 giorni di congedi speciali. Troppo poco, e non solo secondo Italia Viva che insiste ancora sull’assegno unico per i figli.
Andrebbero pensate misure ad hoc per i bambini, va in pressing un gruppo di parlamentari di maggioranza, chiedendo almeno un assegno per le famiglie più povere con figli minori, ma anche l’attivazione di servizi in attesa che riaprano le scuole. Sui centri estivi sono al lavoro vari ministeri per arrivare a un “protocollo di sicurezza” per questi nuovi servizi che potrebbero essere pagati attraverso il “bonus babysitter”.
Altra grana le lentezze con cui sono arrivati i primi aiuti del decreto Cura Italia: Gualtieri assicura che si sta lavorando a un pacchetto di semplificazioni e a evitare che “l’eccesso di burocrazia indebolisca o vanifichi” gli forzi. E promette, ad esempio, che non appena sarà varato il decreto con l’aumento a 800 euro per gli autonomi, l’indennità arriverà in automatico “entro 24 ore”. La terza mensilità, relativa al mese di maggio, potrebbe invece essere più ‘selettiva’, con paletti legati al reddito o ai carichi familiari o ai settori più colpiti.
Anche nel prossimo provvedimento ci sarà un pacchetto di misure per le imprese: sul fronte fiscale saranno riproposte “sospensioni, agevolazioni e semplificazioni”, cui si aggiungerà il rinvio degli adempimenti sulle accise e dell’obbligo generalizzato di invio telematico dei corrispettivi (con annesso rinvio della lotteria degli scontrini). In più ci saranno “nuove cause di esclusione dagli Isa”, le pagelle fiscali per le imprese, che saranno anche “riparametrati” per tenere conto dell’emergenza Coronavirus.
Tra le misure studiate dal Mise entreranno, come ha confermato il ministro Stefano Patuanelli, circa 15 miliardi per le imprese tra riduzione degli oneri fissi per le bollette elettriche, credito di imposta per gli affitti che sarà esteso, 8 miliardi per ristori a fondo perduto fino a 5mila euro che potrebbero arrivare tramite Agenzia delle Entrate direttamente sul conto corrente di 1,6 milioni di microaziende sotto i 10 dipendenti. E altri 5 miliardi per consentire allo Stato di entrare nel capitale di quelle tra 10 e 249 dipendenti.
Per le grandi imprese invece si attiverà Cdp con un plafond di 50 miliardi, con i quali sostenere anche operazioni per creare ‘campioni nazionali’ come “la rete unica Tim-Open fiber”, l’integrazione tra “Snam e Terna”, fino a Ilva e Alitalia.
Fonte: Gds.it