L’attuale regime di proroga delle concessioni sulle spiagge varrà solo fino al 31 dicembre 2023: dal giorno successivo non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza. Il Consiglio di Stato, decidendo sul contezioso tra amministrazioni locali e concessionari balneari, ha stabilito un termine perentorio, scaduto il quale «tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente se via sia – o meno – un soggetto subentrante nella concessione» e il settore sarà aperto alla concorrenza.
La decisione era attesa, non solo dalla parti in causa. Il governo con il provvedimento sulla concorrenza non ha sciolto il nodo delle liberalizzazioni delle concessioni balneari, sul quale pende un conflitto con l’Unione Europea sulla normativa sul mercato interno. Proprio ieri da fonti dell’esecutivo è trapelata l’intenzione di predisporre un nuovo intervento dopo la sentenza. Ma si tratta di un temo divisivo. «Spiagge e mercati italiani non sono in svendita, si rassegnino i burocrati di Bruxelles e i loro complici», promette il leader della Lega Matteo Salvini. La sentenza «rappresenta un colpo mortale per il turismo balneare italiano», dice la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, che chiede al governo di riferire in Parlamento. Su posizioni opposte, Riccardo Magi (+Europa), per il quale il «Consiglio di Stato ordina ciò che chiediamo da anni» e ora va adeguato il ddl Concorrenza. Per il deputato del Partito democratico Umberto Buratti serve subito una riforma organica. E gli imprenditori del settore lanciano l’allarme. «Si rende fortemente instabile un settore che conta circa un milione di lavoratori», dice Marco Maurelli presidente, di Federbalneari Italia.
Secondo il Consiglio di Stato, il confronto concorrenziale, oltre ad essere imposto dal diritto Ue, «è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero» e contribuire «in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita». Bocciata, di fatto, la proroga per un quindicennio delle concessioni introdotta nel 2018 con la legge di Bilancio ma, «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere», per consentire di predisporre i bandi e «nell’auspicio che il legislatore intervenga a riordinare la materia», le concessioni continueranno a essere efficaci per altri due anni.
«Le norme legislative nazionali che hanno disposto (e che in futuro dovessero ancora disporre) la proroga automatica delle concessioni demaniali marittime per finalità turistico-ricreative, compresa la moratoria introdotta in correlazione con l’emergenza epidemiologica da Covid-19», ha stabilito il Consiglio di Stato, sono in contrasto con il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea e con la direttiva Bolkestein. E «deve escludersi la sussistenza di un diritto alla prosecuzione del rapporto in capo gli attuali concessionari», che potranno partecipare alle gare che dovranno essere bandite.
Fonte: Gds.it