Esiste, però, in questi casi, la possibilità di fare vertenza, cioè denunciare tramite i sindacati o con l’aiuto di un avvocato, ciò che sta accadendo o che si è verificato in passato.
Con il lavoro nero non vengono versati i contributi previdenziali: versare i contributi è un obbligo previsto dalla legge.
Inoltre, senza un contratto scritto che sancisce i tuoi diritti, Il datore di lavoro potrebbe liberarsi più facilmente di te e può chiederti di lavorare oltre l’orario stabilito senza retribuirti in modo adeguato.
E’ quindi necessario agire per la tutela del lavoratore in nero e per fermare un fenomeno che purtroppo nel nostro paese è sempre più frequente.
Se hai deciso di prendere in mano la situazione, devi fare una vertenza di lavoro, in altre parole devi denunciare il tuo datore di lavoro.
i termini per fare vertenza: per denunciare il lavoro nero hai 5 anni di tempo dal momento in cui è finito il rapporto di lavoro, non importa se a causa delle tue dimissioni o per un licenziamento. Una volta scaduti i termini il tuo diritto cade in prescrizione, e non puoi più agire.
le prove: devi riuscire a dimostrare di avere prestato un servizio in nero per un determinato periodo di tempo. In genere in un’azienda rimangono sempre alcune tracce dei lavoratori. Alcune persone, inoltre, potrebbero testimoniare a tuo favore, come i colleghi, i clienti, i fornitori, e tutti coloro che ti hanno visto all’opera nel posto di lavoro.
l’orario lavorativo: è necessario avere le prove per dimostrare le ore di lavoro. Può essere fatto, ad esempio, attraverso la dichiarazione di un familiare che ti ha accompagnato e ti è venuto a prendere ogni giorno.
Magari ci hai pensato diverse volte a denunciare la tua situazione, ma ti sei sempre bloccato perché non hai la possibilità economica per pagare un avvocato.
In realtà puoi usufruire del cosiddetto “gratuito patrocinio”, cioè puoi avere un avvocato gratis, che viene pagato dallo Stato, se il tuo reddito Irpef non supera 11.528,41 euro.
Facendo una causa di lavoro nero, puoi costringere il tuo datore di lavoro a pagare:
– tutti i contributi previdenziali che non ti ha versato
– il Tfr in caso di licenziamento
– le differenze di retribuzione rispetto ai minimi previsti dai contratti collettivi
– le retribuzioni non pagate
– gli straordinari
– i permessi mancati
– la malattia o la maternità non riconosciute
Ma attenzione, a volte il lavoratore in nero non è solamente una vittima della situazione, e può rendersi a sua volta colpevole.
Esiste il rischio di essere accusato di “Falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico”, se mentre lavori in nero ricevi anche l’indennità di disoccupazione.
In questo caso rischi la reclusione fino a 2 anni.