Chi ha dei figli adolescenti o chi si ricorda il modo in cui ha vissuto l’adolescenza sa bene che si tratta di un periodo delicato e complesso, che spesso mette a dura prova il ragazzo che lo sta vivendo e gli adulti che lo circondano.
L’adolescenza (dal latino “adolescere” = crescere) è definita come la fase della vita durante la quale l’individuo acquisisce abilità e competenze necessarie ad assumersi le responsabilità del suo futuro e prossimo essere adulto. Si tratta quindi di un periodo di transizione (che va convenzionalmente dai 12 ai 17 anni) durante il quale il ragazzo o la ragazza passeranno dall’infanzia all’età adulta e nel farlo affronteranno una costante evoluzione e continue trasformazioni che spesso, dall’esterno, vengono scambiate per volubilità, instabilità, squilibrio. In questo momento della vita gli interrogativi e i dubbi su di sè, le trasformazioni del proprio corpo, i conflitti con i genitori rappresentano dei momenti di passaggio ma che rappresentano al contempo una fase di disequilibrio in cui tutto viene rimesso in discussione. Gli obbiettivi di questa spinta evolutiva e di questa crescita sono molteplici ed importanti, quali ad esempio:
- l’accettazione del proprio corpo in mutazione: l’immagine corporea viene messa
in crisi dai cambiamenti della pubertà e necessità perciò di essere ristrutturata ed
assimilata come facente parte di una nuova identità. Il corpo, diventato estraneo,
viene utilizzato come uno spazio di sperimentazione, o in casi più estremi come un
campo di battaglia, sul quale mettere in scena eventuali conflitti (disturbi alimentari,
abuso di sostanze, gravidanze precoci … ); - l’acquisizione di un’identità personale unica e definita, che permetta all’adolescente
di percepirsi con una precisa definizione di sé in termini di personalità, valori,
credenze, preferenze e motivazioni. Uno dei passaggi essenziali per la risoluzione di
questo processo è la (più o meno) sofferta acquisizione di autonomia rispetto alle figure
genitoriali; - il consolidamento di un’identità sessuale e di genere, ovvero la convinzione stabile
di appartenere all’uno o all’altro sesso e di identificarvisi: le trasformazioni del corpo e la
maturazione degli organi genitali innescano il bisogno di intensificare i comportamenti
che caratterizzano il genere sessuale nel quale l’adolescente si identifica; - le relazioni con i coetanei e lo sviluppo di una identità sociale: il rapporto
con i coetanei ha il ruolo di rendere pensabile il travaglio della crescita attraverso la
condivisione e il senso di appartenenza; - la formazione di sistemi motivazionali, valori e progettualità futura tramite l’interiorizzazione di norme e valori stabili e coerenti con la propria identità, la mediazione fra bisogni interni ed esigenze sociali e lo sviluppo di aspirazioni ed una personale visione del mondo al quale non adeguarsi passivamente.
E’ quindi normale, dunque, per chi ha un figlio adolescente, che, ad esempio:
- la porta della sua stanza sia spesso chiusa, non perché odi il genitore o abbia qualcosa da nascondere, ma perché ha bisogno di stabilire un confine per differenziarsi dall’adulto;
- il rapporto con i genitori appaia cambiato: la relazione si è modificata perché l’adolescente deve affermare i suoi gusti e le sue idee per definire la sua personalità;
- sembra che solo i suoi amici siano degni di fiducia: sta assecondando il suo bisogno di esplorare e divertirsi e per farlo ha bisogno dei suoi coetanei e del confronto con loro.
L’importante è che il genitore non abbia paura di perdere il figlio e non lo faccia sentire in colpa per i cambiamenti che sta vivendo, rassicurandolo invece sul suo amore incondizionato: l’adolescente si rivolgerà a lui/lei nel momento del bisogno solo se si è riusciti ad essere un porto sicuro presso cui ritornare nei momenti di difficoltà.
Dott.ssa Alessia Zappavigna –Psicologa