Lenticchie, indumenti di colore rosso, rituali: anche a Capodanno la superstizione e la scaramanzia accompagnano i momenti di festa.
La superstizione può essere definita come una nociva tendenza esistenziale che consiste nel convincimento che gli eventi possano essere regolati, determinati e/o evitati da eventi, persone, fenomeni naturali e comportamenti che, in realtà, non hanno alcuna ragionevole e razionale relazione con essi. Fa parte, in maniera più o meno consapevole, della vita quotidiana, basti pensare alla lettura dell’ oroscopo o allo storcere il naso leggendo sul calendario “venerdì 17”, che sia per semplice gioco o perché si crede davvero che esista qualcosa di “magico” che possa influenzare la nostra giornata.
Le persone superstiziose lo sono indipendentemente dalla loro cultura, razza, etnia, classe sociale o professionale, infatti le superstizioni, seppure in una grande varietà di forme, sono presenti in tutte le popolazioni del mondo.
Di fronte alle difficoltà della vita l’uomo, sin dai primi albori della sua esistenza, è stato costretto a utilizzare strategie di sopravvivenza, meccanismi di difesa e si è costruito convinzioni dogmatiche caratterizzate spessissimo da inesistenti o evanescenti riscontri con la “realtà”.
Quando adottiamo un comportamento superstizioso ci aspettiamo che se quell’evento accade un determinato “qualcosa” ci accadrà. In realtà, questo accade di rado (la statistica e la probabilistica ce lo dimostrano), quindi la relazione tra evento superstizioso e conseguenza attesa risulta del tutto casuale. Ad esempio, ci possono capitare diverse disgrazie ma solo ben poche saranno precedute da un gatto nero che ci attraversa la strada oppure ci può non accadere nulla anche se un gatto nero ha attraversato la strada.
Finché la superstizione si limita a innocue e sporadiche manifestazioni ci troviamo ancora nell’ambito di un’accettabile e non disfunzionale condizione, ma anche in questo caso è possibile superare una linea rossa oltre la quale si entra nelle sabbie mobili della sofferenza.
Ci sono infatti casi in cui l’ossessione per la scaramanzia assume le caratteristiche di un disagio psicologico o di una patologia, come quando:
- la paura della sfortuna è così forte da indurre a non svolgere le normali attività (non uscire di casa di venerdì 17, neanche per andare a lavorare…);
- il gesto scaramantico diventa ossessivo, cioè irrinunciabile, e se non viene fatto scatena un’ansia intensa;
- pretendiamo che anche le persone che frequentiamo abitualmente compiano gli stessi gesti scaramantici, alterandoci se non lo fanno; questo porta spesso all’isolamento o all’
- ci si rivolge in modo compulsivo a maghi, preveggenti e cartomanti per sapere come comportarsi o cosa pensano e sentono le altre persone che ci stanno a cuore, cosa succederà nel futuro; si creano spesso in questi casi pericolose e penalizzanti condizioni di scaramanzia.
Si tratta di situazioni che certamente non permettono di vivere serenamente la propria quotidianità: in questo caso la scaramanzia diventa un vero e proprio problema da affrontare con uno specialista.
Dott.ssa Alessia Zappavigna -Psicologa