La famiglia è uno dei più importanti gruppi di riferimento, assicurando la formazione dell’identità umana per tutti i membri, ma soprattutto per i figli: all’interno della famiglia i bambini sviluppano autonomia e appartenenza e di conseguenza il modo in cui funziona una famiglia ha implicazioni importantissime per lo sviluppo psicologico del bambino.
Come alberi, le nostre radici affondano in un terreno fatto di esperienze emotive, aspettative e bisogni vissuti da e con la nostra famiglia d’origine: questo terreno è molto importante affinché l’arbusto cresca con tanti rami e un bel fogliame. È fondamentale però che nel processo di crescita l’albero si dia la possibilità di differenziarsi da quelle radici per avere una identità propria.
Perché una famiglia possa funzionare bene devono infatti essere stabiliti, all’interno del nucleo stesso, i confini ossia delle regole che definiscono chi partecipa e come al sottosistema. La funzione dei confini, e quindi delle regole, è quella di proteggere la differenziazione del sistema.
Affinché una famiglia proceda lungo un iter progressivo in modo sistematico i confini devono essere chiari, in quanto i membri del sottosistema devono poter svolgere i loro compiti; la chiarezza dei confini è un parametro utile per la valutazione del funzionamento familiare.
Le famiglie con confini diffusi sono famiglie invischiate, spesso concentrate su se stesse con conseguente coinvolgimento tra i componenti e minore distanza, e chiusura nei confronti del mondo esterno. In situazioni di tensione questo sistema diventa sovraccarico e privo di risorse necessarie per adattarsi a cambiare.
Dinanzi ad una famiglia invischiata è facile osservare come i membri abbiano sviluppato maggiore senso di appartenenza e minore senso di individualità/autonomia. Infatti, il comportamento di un membro influenza direttamente gli altri, oltrepassando prontamente i confini e riflettendosi sugli altri.
L’invischiamento, come già accennato, è la tendenza dei componenti ad occuparsi eccessivamente degli altri. In queste famiglie “le porte sono sempre aperte”, anche gli spazi fisici non sono definiti; i membri sono intrusivi, e invadenti. Spesso parlano al posto dell’altro, i ruoli sono confusi e i confini poco distinti: è possibile che in tali famiglie i figli abbiano un ruolo genitoriale con i fratelli e i genitori si comportino come fossero figli.
Un’altra caratteristica fondamentale delle famiglie psicosomatiche è l’iperprotettività: si tratta di famiglie con importanti livelli di coinvolgimento emozionale, dove ogni segnale di malessere, di uno o più membri, muove tutto il nucleo ad assumere atteggiamenti eccessivamente protettivi, che limitano l’autonomia e lo sviluppo degli interessi esterni al gruppo.
Terzo elemento distintivo delle famiglie psicosomatiche è la rigidità. In questo caso, il nucleo familiare pone resistenza a ogni forma di cambiamento: quando un membro cerca di cambiare la propria posizione rispetto al gruppo gli altri agiscono rendendo inutili le forze.
Crescere in una famiglia invischiata significa subire un eccesso di preoccupazione e protettività, dove ogni tentativo di differenziazione e separazione dei membri è scoraggiato o additato come tradimento. La diretta conseguenza è lo sviluppo del senso di colpa da parte della persona che cerca di acquistare indipendenza e allontanarsi da tali dinamiche.
Occorre ricordare che non esiste la famiglia perfetta, e non sempre è facile stabilire chiari confini relazionali, senza eccedere nell’invischiamento o nell’eccessiva separazione.
La Regole di base dovrebbero essere:
– esprimere le proprie emozioni;
– essere aperti al dialogo;
– affrontare i problemi discutendone e non evitandoli;
– accettare l’altro nella propria diversità;
– delimitare i propri confini ed accettare quelli posti da altri.
Dott.ssa Alessia Zappavigna -Psicologa