E i giorni si aggiunsero ai giorni,sempre uguali,identici. I gesti ripetitivi fino a rasentare il livello maniacale. Una vita preconfezionata come un regalo avvolto in centinaia di fogli di carta colorata. Ogni giorno ne togliamo uno, poi l’altro, poi l’altro in attesa di arrivare al regalo, quello della libertà. Libertà di correre, di buttarci a mare per un bagno rinfrescante, di prendere il sole ed abbronzarci fino a spellare, di salire su un benedetto aereo che ti porti dai tuoi figli, di abbracciare i nipotini fino a fargli male, di ridere per niente con gli amici, con i parenti, di apparecchiare una tavola per venti persone e godere della convivialità.
”Nunc est bibendum” inneggiava Orazio dopo la vittoria di Azio. Anche noi brinderemo gioiosamente al ritorno alla nostra vita! Ma quando? Ci rendiamo conto che le nostre aspettative erano molto più entusiastiche. Ci sacrificheremo, faremo i bravi, rinunceremo alla nostra solita vita ma solo per due mesi, oppure tre, oppure quattro. L’aspettativa di vivere l’estate con l’euforia di sempre ci ha sostenuto facendoci reprimere ogni sussulto di angoscia. Stiamo calmi che ci siamo quasi!!!
E invece a poco a poco si insinua in noi un tarlo che ripudiamo ma non possiamo estirpare in seguito ai martellanti comunicati che invitano a ripensare ad un’altra vita, diversa dalla prima, una vita di convivenza col virus. Ecco che nasce il dramma!
Al solo pensiero che lui possa aleggiare indisturbato tra di noi mentre passeggiamo o mangiamo una pizza mi provoca una sorta di svenimento, una paura smisurata. Mi chiedo se sia concepibile che ce lo dicano e se possa essere possibile questo genere di esistenza intrecciata con l’insicurezza. Cerco a tutti i costi un’altra soluzione. I vaccini! Quelli si che ci salveranno!
Leggo:“Le migliori aspettative di un vaccino non si collocano prima di un anno”.
E allora non ci resta che pensare di essere già molto fortunati fra tanta gente portata via da questo maledetto virus. E’ così! Restiamo in attesa guardando il sole e la pioggia e il vento dietro il vetro della finestra. Restiamo in attesa passeggiando nel nostro terrazzo. Nutriamo il nostro cuore di speranza, di amore, di un miracolo, di solidarietà, di gratitudine per coloro che lottano in prima linea. Privi delle nostre emozioni, delle passioni, dei divertimenti, delle cose reali e non virtuali, di tutte quelle cose che ci fanno sentire vivi, restiamo in attesa in un’astinenza penosa. Ma se sarà questo lo scotto che dobbiamo pagare lo pagheremo di buon grado! Ci adatteremo! Come non pensare a Darwin e alla sua teoria sulla Selezione naturale!!
Ciascun essere avrà maggiore probabilità di sopravvivere in base alla sua capacità di adattamento. Ma la nostra generazione non conosce il termine “adattarsi”. Abbiamo solo preso e preteso! In nome della libertà abbiamo avanzato ogni tipo di desiderio, in nome di quella libertà illuministica che dà a ciascuno la possibilità di scegliere. Abbiamo appreso dai libri di scuola che negli atroci periodi di dittatura la libertà sacrificata era stata una straziante tragedia collettiva. Lo abbiamo sperimentato nei nostri giorni nei Paesi del Medio Oriente in Asia o in Africa. Noi invece eravamo al sicuro! Liberi come il gabbiano Jonathan!
Ci siamo raggomitolati nel nostro mondo, quasi addormentati mentre qualsiasi temporale era solo passeggero. Adesso no, non è passeggero!Siamo nel mezzo della tempesta! Ci siamo svegliati di botto con i piedi legati, il cuore avvolto nell’angoscia e la mente confusa. Camminiamo imperterriti, andiamo avanti mentre la pioggia, la neve e il vento ci sferzano. Domani è un altro giorno!
Rosanna Catalano