E’ vero, lo stress fa venire i capelli bianchi. Non è quindi solo un aneddoto quello dei capelli della regina Maria Antonietta che diventarono bianchi in una sola notte quando fu catturata durante la Rivoluzione francese. E’ stato infatti scoperto che c’è un legame fra il sistema nervoso e le cellule staminali che rigenerano i pigmenti: il risultato getta le basi per comprendere gli effetti più ampi dello stress su organi e tessuti. Pubblicata sulla rivista Nature, la ricerca è stata condotta tra Stati Uniti e Brasile sotto la guida di Ya-Chieh Hsu, dell’università americana di Harvard.
“I capelli che diventano bianchi a causa dello stress sono come un semaforo che sottolinea in maniera comprensibile a tutti come la vita quotidiana influisca pesantemente sulla nostra salute”, dice all’ANSA Carlo Alberto Redi, direttore del Laboratorio di Biologia dello Sviluppo dell’Università di Pavia. Questo è l’ultimo esempio ma, aggiunge, “tantissime ricerche hanno mostrato come l’ambiente influenzi pesantemente il modo in cui si esprime il Dna: noi siamo quello che siamo per i geni che abbiamo ereditato, ma anche per il modo in cui vengono influenzati dalla vita quotidiana, dallo stress lavorativo alle esperienze emotive, con conseguenze sull’aspettativa di vita”.
I capelli bianchi, osserva Redi, sono un fatto estetico, ma ben più importante è il rischio di sviluppare malattie a causa dello stress. Infatti “comprendendo esattamente come lo stress influenza le cellule staminali che rigenerano il pigmento – rileva Ya-Chieh Hsu – abbiamo gettato le basi per capire come lo stress influisce su altri tessuti e organi del corpo e questo è il primo passo verso eventuali trattamenti in grado di arrestare l’impatto dannoso dello stress”.
La scoperta è avvenuta per caso. I ricercatori stavano conducendo uno studio sul dolore su topi dal pelo scuro e hanno somministrato loro una tossina per indurre dolore. “Circa quattro settimane dopo l’iniezione della tossina, il pelo degli animali era diventato completamente bianco”, racconta Thiago Mattar Cunha, dell’università brasiliana di San Paolo.
I i ricercatori hanno quindi progettato un esperimento molto semplice per capire se il fenomeno dipendesse dallo stress indotto dal dolore e quindi dall’attivazione delle fibre del sistema nervoso simpatico, che si diramano in ogni follicolo pilifero sulla pelle. Dopo aver iniettato la tossina nei topi, i ricercatori li hanno trattati con un farmaco in grado di inibirne la trasmissione alle fibre del sistema nervoso simpatico. “Abbiamo osservato che il processo di perdita del colore del pelo è stato bloccato dal trattamento”, dice Cunha.
E’ emerso così che lo stress induce le fibre del sistema nervoso simpatico a rilasciare grandi quantità del neurotrasmettitore noradrenalina, che viene assorbito dalle cellule staminali che rigenerano il pigmento responsabile del colore dei capelli e che si trovano nel bulbo pilifero, favorendone la rapida riduzione.
Gli esperimenti sui topi hanno mostrato che “in pochi giorni, tutte le cellule staminali che rigenerano i pigmenti vengono perse. Una volta sparite – conclude Hsu – non è più possibile rigenerare il pigmento. Il danno è permanente”.
Fonte: Ansa.it