Sempre meno motopesca, alti costi di gestione, la difficoltà di trovare manodopera e la paura, sempre dietro l’angolo, di essere sequestrati dai libici. La pesca nel mare Mediterraneo soffre maledettamente la crisi e, continuando così, rischia di scomparire. Almeno quella praticata dai motopesca di Mazara del Vallo, una flotta che negli anni d’oro contava quasi 200 pescherecci e che oggi, invece, deve fare i conti con le demolizioni che non sono state rimpiazzate. Al registro della Capitaneria di porto di Mazara del Vallo se ne contano poco più di 70 pescherecci armati che pescano nel mare Mediterraneo. Fuori tra le banchine del porto nuovo si respira l’aria della crisi che silente sta portando al declino del comparto. È la voce unanime degli armatori quella che si solleva ma che non giunge a Bruxelles dove, oramai, si decidono le sorti della pesca nel Mediterraneo.
Qui a Mazara del Vallo, invece, gli armatori si leccano le ferite e, a stento, vanno avanti per campare. «Facciamo i conti con il caro gasolio, con politiche comunitarie che ci stritolano, con la manodopera che non si trova più e con la paura di finire sequestrati mentre si sta svolgendo il proprio lavoro», dice Santino Adamo di Federpesca. La manodopera, già. È quella necessaria a bordo dei pescherecci dove si lavora sodo durante le battute di pesca. «Non c’è più ricambio generazionale – spiega il segretario generale della Uil Tommaso Macaddino – e nessuno vuole riconoscere il lavoro del marinaio come usurante». È questa la battaglia che la Uil da anni porta avanti, mentre gli equipaggi sempre più sono formati da extracomunitari. Tunisini oramai stanziali a Mazara del Vallo e, da alcuni anni, si sono aggiunti senegalesi e marinai dell’Est. Esempio di “convivenza” tra persone di diverse religioni dove vige la “legge del mare”, ossia stare insieme e aiutare chi ha bisogno.
Il comparto della marineria che a Mazara del Vallo è un settore da milioni di euro è davvero in crisi. E c’è chi si interroga cosa ne sarà dei prossimi anni se non verranno presi i giusti provvedimenti: «Continuando così si rischia di vedere scomparire la flotta – ammette il sindacalista Tommaso Macaddino – e con essa il lavoro di centinaia di uomini». L’altro lato della medaglia è quello che fa i conti con le scelte dei consumatori, ossia si segue l’andamento del mercato. «In pochi guardano alle indicazioni delle zone di pesca scegliendo anche il pescato di stagione – dice Santino Adamo – oramai si compra spesso solo per soddisfare il palato».
Da qui la miscellanea di pescato proveniente da tutto il mondo che arriva anche a Mazara del Vallo. E questo succede anche per il gambero rosso dove da anni gli armatori mazaresi lamentano l’ingresso del crostaceo pescato in Egitto o in altre zone africane a prezzo molto economico rispetto a quello pescato dai mazaresi. Lo stesso gambero qualcuno potrebbe dire, ma chi assicura che vengano garantiti i giusti trattamenti al momento della pesca (congelazione a bordo, aggiunta di bisolfito di sodio nelle corrette proporzioni) come nelle zone di pesca europee?
Fonte: Diocesimazara.eu Articolo di Max Firreri