Il 28 marzo 2021 si celebra la Domenica delle Palme, vale a dire la ricorrenza religiosa che ricorda l’ingresso di Gesù nella città di Gerusalemme, in sella a un umile asino e accolto da schiere di cittadini festanti. La data di questa festività cambia di anno in anno, perché paliamo della domenica che precede la Pasqua, giorno che a sua volta è legato al calendario lunare.
La Domenica delle Palme
La Domenica delle Palme è osservata da fedeli cattolici, ortodossi e da quelli di alcune Chiese protestanti. Si tratta del giorno che dà inizio alla settimana santa, quella cioè che conduce alla più importante festività del calendario cristiano: la celebrazione della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo. Se la Domenica delle Palme apre la settimana santa, non chiude però il periodo della Quaresima, che termina solo nel corso del Giovedì Santo.
L’ingresso di Gesù a Gerusalemme
Il racconto dell’ingresso di Cristo a Gerusalemme è presente in tutti e quattro i Vangeli, pur con alcune varianti fra un resoconto e l’altro. Al di là delle differenze, gli elementi significativi sono tre. Per prima cosa abbiamo una folla numerosa che accoglie trionfalmente Gesù, autodefinitosi “Re dei Giude”, nel momento in cui fa il proprio ingresso nella città che è sede del potere politico e religioso della Palestina: un evento che porterà all’arresto e alla successiva condanna a morte mediante la crocifissione.
L’ingresso avviene poi a dorso di un asino e non invece di un cavallo, l’usuale cavalcatura dei re: una scelta fatta in segno di umiltà e mitezza e affinché si adempisse ciò che era stato annunziato dal profeta Zaccaria: “Dite alla figlia di Sion: ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un’asina, con un puledro figlio di bestia da soma”. Il terzo e ultimo elemento centrale è che la folla accoglie Gesù sventolando rametti di alberi: il vangelo di Giovanni specifica che si tratta di palme, e da qui deriva il nome Domenica delle Palme, mentre Matteo e Marco non scendono in dettagli e Luca non ne fa menzione.
La benedizione dei rami di ulivo o di palma
Il tipo di accoglienza ricevuta da Gesù rimanda alla festività ebraica di Sukkot, in occasione della quale i fedeli giungevano in pellegrinaggio a Gerusalemme sventolando un mazzetto composto da rami di palma (simbolo della fede), mirto (la preghiera che si innalza al cielo) e salice (il silenzio rispettoso dei fedeli di fronte a Dio).
Oggi la liturgia della Domenica delle Palme prevede la benedizione di rametti di palma e di ulivo, simbolo di pace e un chiaro riferimento alla figura stessa del Cristo, che, attraverso il suo sacrificio, diventa strumento di riconciliazione e pace per l’umanità tutta. Ricordiamo inoltre, che, dopo il diluvio universale, una colomba portò a Noè un ramoscello d’ulivo per annunciare che cielo e terra si erano riconciliati.
La celebrazione ai tempi del Coronavirus
Come già avvenuto nel 2020, anche quest’anno la Domenica delle Palme e la Settimana Santa cadono durante la pandemia di Coronavirus e con moltissime regioni in zona rossa. Per questa ragione la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha diramato una serie di indicazioni sui comportamenti da adottare, recependo le indicazioni del Governo. A differenza del 2020 i riti potranno avvenire in presenza dei fedeli, ma “nel rispetto dei decreti governativi riguardanti gli spostamenti sul territorio e delle misure precauzionali”: dunque niente processioni, distanza interpersonale, mascherina, attenzione particolare all’igiene delle mani, privilegiando inoltre le chiese del quartiere e del paese in cui si vive piuttosto che quelle più grandi e importanti, a maggior ragione se sono al di fuori del proprio comune o della propria regione.
L’invito ai parroci è di tenere conto delle indicazioni sul coprifuoco, soprattutto in occasione dei riti della Settimana Santa che tradizionalmente si svolgono di sera, e di adottare dirette via social “solo dove strettamente necessario o realmente utile” e sempre e comunque avendo cura di rispettare “la dignità del rito liturgico”.
Fonte: Quotidiano.net