Si apre con la memoria dell’entrata di Cristo a Gerusalemme la Settimana santa. Ultima domenica di Quaresima, i quaranta giorni prima della Pasqua, la Domenica delle Palme racconta il trionfo di Gesù nel cuore della Giudea. Un’apotesi semplice in cui il Figlio dell’uomo non appare in sella a un elegante destriero, come ci si potrebbe attendere da chi ha il Padre nell’Altissimo, ma in groppa a un asino. Come dire, uno scandalo per chi ai tempi in Cristo coglieva un liberatore politico dal giogo di Roma (Giuda e gli altri zeloti); la prova provata che il suo Regno era, è e sarà sempre di un altro mondo.
Si parla di Domenica delle Palme in quanto l’entrata giubilare di Gesù a Gerusalemme nel racconto evangelico avviene tra due ali di folla che stendono mantelli a terra ed agitano palme. Quest’ultime sono di per sé preludio di quella che sarà la Resurrezione di Cristo: conosciuta in greco come phoinix, la palmarinasce dalle proprie ceneri, così come Gesù passa alla vita piena attraverso il sacrificio della sua carne. Nell’Occidente cristiano, essendo difficile reperire questo tipo di pianta, la si sostituisce nella tradizione popolare con dei rametti di ulivo.
Festeggiata sia dai cattolici, sia dai fratelli separati (ortodossi e protestanti), la Domenica delle palme non esaurisce la Quaresima. Questa, nel calendario liturgico, si conclude col Giovedì santo che dà avvio al Triduo pasquale.
(Fonte: quotidiano.net – di GIOVANNI PANETTIERE)