Per la Chiesa, dal punto di vista liturgico, inizia il tempo dell’attesa amorosa e speranzosa, inizia l’Avvento; un tempo di quattro settimane che introduce, domenica dopo domenica, al mistero dell’Incarnazione.
Questo tempo può essere letto da due prospettive: quella di Dio e quella della Chiesa.
Dalla prospettiva di Dio, l’Avvento è il tempo in cui iniziamo a contemplare la sua irruzione nell’umano: Dio diventa uomo. Aveva già fatto irruzione nella storia, rivelandosi ad Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè… adesso, nella pienezza dei tempi, fa irruzione, attraverso Maria di Nazareth, nell’umano.
Le domande che suscita questa irruzione, non sono poche: come può essere al contempo Dio e Uomo? Eterno e nel tempo? Onnipotente e fragile?
Una irruzione misteriosa che può essere compresa solo incamminandoci verso la grotta, come i pastori, come i magi, ed entrando in relazione e in dialogo con Lui stesso. Solo Lui ce la può rivelare. L’esperienza ci dà conferma che nella preghiera, intima e liturgica, possiamo avvicinarci alla comprensione di questa misteriosa irruzione.
Dalla prospettiva della Chiesa, l’Avvento è tempo di preparazione, intelligente e laboriosa, per un vero incontro, per accogliere un avvenimento sconvolgente, che interessa l’intera umanità, che è già avvenuto, ma che avverrà ancora. La Chiesa e i singoli cristiani si preparano ad incontrare il loro Signore, che si presenta loro bambino dentro una famiglia umana.
L’incontro con il Bambino Gesù non può essere programmato, deve essere atteso in modo vigilante, creando uno spazio dentro la propria vita. L’attesa fa diventare sensibili ai più delicati rumori, acuisce la vista, apre il cuore all’accoglienza, non fa assopire.
Buon Avvento a tutti voi che leggete
Don Giuseppe Alcamo