Gli apostoli sanno che alla Pasqua non si assiste, la si celebra e quindi la si prepara con cura. Per preparare la Pasqua bisogna mettersi in cammino nella direzione data da Gesù e andare oltre la mediocrità, la superficialità, le apparenze, il contingente, per raggiungere il piano superiore del vivere, dove tutto acquista un senso nuovo. Lasciamo giù, nel sottoscala della fragilità umana, le incomprensioni, le paure, le tensioni, tutte le delusioni dei fallimenti subìti e degli errori fatti, le difficoltà di ogni sorta, il peccato e mettiamoci in cammino, sotto indicazione del Maestro, alla ricerca della “stanza” giusta per celebrare la sua Pasqua.
«Dov’è la stanza in cui posso mangiare la pasqua con i miei discepoli?» (Lc 22,13)
Saliamo, con Gesù, al “piano superiore” della nostra vita e della nostra famiglia, troveremo un ambiente che profuma d’amore, bello, sano, sobrio e semplice, lì mangeremo la pasqua, lì celebreremo l’amore innamorato, lì incontreremo il Risorto. Nella stanza al “piano superiore” riceveremo il dono dell’Eucaristia, come medicina e come servizio fraterno; ma anche, come “luce”, per scegliere le nuove priorità da assumere nella vita.
Come celebrare la Pasqua del Signore in tempo di COVID-19?
Siamo impauriti e disorientati. Il COVID-19, come un vero persecutore, sta crocifiggendo la nostra vita personale, i nostri affetti, gli eventi più belli delle nostre famiglie, le nostre relazioni sociali, il senso del nostro consueto lavoro. Mentre correvamo per raggiungere nuovi traguardi ci ha di colpo bloccati e costretti a fermarci; tutto ciò che ai nostri occhi era improrogabile abbiamo dovuto renderlo relativo e prorogabile. È stato un trauma!
Eppure, questo mostro invisibile, in modo doloroso, molto doloroso, paradossalmente, fermandoci ci sta costringendo a riscoprire, in modo nuovo, il nostro mondo per ridargli quel valore che gli avevamo tolto, per reimpostare le priorità da assumere. Abbiamo capito che la vita non è mai uno scarto, viene prima e vale più di ogni altra cosa. Lo sapevamo ma non l’avevamo capito ancora. Abbiamo bisogno di coraggio per guardare in faccia la vita in tutte le sue sfaccettature e dimensioni.
Facciamo appello, allora, alla nostra fede e attraversiamo questo venerdì santo, attendiamo operosamente la forza della vita, che si impone sulla morte, nella notte di pasqua. Trasformiamo il nostro nucleo familiare in una Chiesa domestica. Il nostro quotidiano, nella sua immediatezza e a volte semplicità, oggi nella sua limitatezza, è l’unico tempo che abbiamo per realizzare la nostra Pasqua. È strano dirlo, ma dobbiamo dirlo, il COVID-19 va trasformato in una opportunità per capire meglio cosa significa vivere la famiglia come “Chiesa domestica”.
Distinguiamo il necessario dal superfluo, l’essenziale dal marginale; eliminiamo fronzoli e orpelli ed introduciamo ciò che è vitale e fondamentale; ritorniamo ad essere umani ed accoglienti condividendo la fede, la terra con i suoi beni, il presente e il futuro. Ricostruiamo le nostre relazioni affettive, amicali, lavorative, di fede e diamo il nostro apporto per il bene comune. Trasformiamo il dramma dell’umanità in una chance di rinnovata umanità, condividendo il dolore del momento presente e le speranze per un futuro diverso da come abbiamo vissuto il passato.
Con questa prospettiva dobbiamo inventarci forme nuove e sobrie, semplici ed essenziali per celebrare e vivere la nostra fede ecclesiale nella Pasqua del Signore. La liturgia di questa domenica, come dice il titolo stesso, fa commemorazione dell’ingresso festoso di Gesù in Gerusalemme e della Passione del Signore; nelle nostre mani devono stare insieme un ramo d’ulivo, per osannare al Figlio di Davide, e il vangelo di Matteo, per contemplare la passione di Gesù.
Buona Pasqua
don Pino