Si è conclusa la finale dell’edizione 2018 dell’Eurovision Song Contest: ha vinto Israele, Netta Barzilai, con “Toy”. Secondo Cipro, Eleni Foureira e “Fuego”. Terza l’Austria, Cesár Sampson con “Nobody but you” e quarto Germania, Michael Schulte, “You let me walk alone”.
Fabrizio Moro ed Ermal Meta si sono classificati quinti, con 308 punti complessivi dalla giurie e dal televoto. Al televoto l’Italia si è classificata terza e ha ricevuto 249 punti mentre dalle giurie sono arrivati solo 59 punti: l’unico paese che ha attribuito il massimo dei voti all’Italia è stata l’Albania. Dalla giuria cugini di San Marino abbiamo ricevuto solo 4 punti.
Il cantante-paese vincitore dell’Eurovision Song Contest 2018 è stato deciso con una votazione mista di televoto e voto delle giurie nazionali, che hanno assegnato ciascuno da 1 a 12 punti, e che hanno pesato ciascuna del 50% sul risultato finale.
Come da regolamento e tradizione né le giurie né il pubblico da casa hanno potuto votare per il proprio paese. Le giurie nazionali hanno già espresso le loro votazioni ieri, durante la cosiddetta “jury rehearsal” di venerdì, ma i risultati sono stato resi noti solamente questa sera.
Il voto della giuria italiana ha attribuito i suoi 12 punti alla Norvegia, e 10 ad Israele.
La giuria di professionisti, per l’Italia, quest’anno era formata da Silvia Gavarotti (cantante soprano e docente), Antonella Nesi (giornalista dell’agenzia di stampa ADNKronos), Sandro Comini (musicista jazz), Matteo Catalano (autore) e Barbara Mosconi (giornalista TV Sorrisi e Canzoni).
Quest’anno avevamo aspettative più basse rispetto agli anni de Il Volo e di Gabbani, in cui eravamo convinti di poter vincere. Quella di Meta-Moro è una canzone adatta a Sanremo, ma decisamente meno esportabile in quel contesto, che richiede un po’ di follia e che punta più sulla messa in scena che non sulla musica.
Eppure è stata resa bene come un “lyric video” dal vivo, per sottolineare il messaggio: è la prima volta che si usano delle parole in sovrampressione all’Eurovision. Hanno saputo sfruttare bene una delle particolarità dell’edizione di quest’anno: l’assenza del megaschermo LED, che ha costretto gli artisti a messe in scena diverse. Interessante che questa scelta sia stata premiata dal televoto e penalizzata dalle giurie di esperti.
E’ sembrata, in generale, un’edizione sottotono,, da tutti i punti di vista, soprattutto quello spettacolare non ha brillato. Bello il vestito illuminato della Estone (ma la canzone sembrava una brutta copia de Il Volo), bello il palco illuminato della Svezia. Israele e Moldavia sembrava la sintesi perfetta dell’Eurovision: una cantante (l’isareloana) e un trio un po’ folle (moldavia), una messa in scena ad effetto, messaggio positivo (sempre l’israeliana), canzone inutile. Punte di trash la bara da Dracula da cui usciva l’ucraino.
Tra le canzoni si salvano la francese “Mercy” (dedicata al tema dell’immigrazione, su un pop contemporaneo dignitoso)
Anche quest’anno c’è stato l’intruso sul palco, durante l’esibizione della concorrente inglese: ha rubato il microfono, che le è stato restituito al volo, e l’esibizione è continuata. A SuRie è stato offerto di esibirsi nuovamente, ma ha rifiutato, dichiarandosi orgogliosa della sua performance.
(Fonte: rockol.it)