Sgomenti per quanto è accaduto non è semplice fermarsi a riflettere. In questi momenti è la componente emotiva di rabbia e impotenza che prevale su quella della razionalità, eppure è proprio oggi che dobbiamo tutti capire cosa potevamo fare di più.
Oggi abbiamo tempo per piangere una vittima ma da domani bisogna prepararsi per agire in maniera ancora più efficace per evitare altri lutti.
Sul territorio esiste una rete antiviolenza che in maniera costante e professionale lavora per scongiurare tali atrocità, di questa rete fanno parte enti e servizi pubblici e privati, lo sportello antiviolenza, psicologi, assistenti sociali, avvocati, associazioni che si occupano di donne in difficoltà.
I centri antiviolenza costruiscono percorsi necessari per fornire alle donne gli strumenti di cui hanno bisogno per uscire fuori dal ciclo di violenza.
La prevenzione primaria appare necessaria ma non sufficiente, occorre una determinante e reale presa in carico della vittima; non possiamo limitarci a convegni e panchine rosse per una data particolare e poi risultare inefficaci. Uno sportello antiviolenza richiede professionalità, impegno continuo, dedizione e cura, un servizio che sia fruibile dalle donne24 ore su 24.
Quotidianamente ci rendiamo conto che l’allarme è forte e che le donne hanno bisogno del sostegno di tutti gli attori della rete.
Il contrasto alla violenza di genere appare sul territorio fondamentale e necessario, le richieste di aiuto al centro antiviolenza continuano ad arrivare ma non si riesce spesso ad andare oltre il primissimo sostegno e l’emersione del problema per questo e c’è bisogno di una rete forte e a tal motivo lavoriamo costantemente affinché tutti gli agenti che si occupano di donne in difficoltà possano operare in sinergia;
L’impegno delle forze dell’ordine, specie dei Carabinieri, è sensibile ed innovativo ma l’impegno a tutelare le donne dovrebbe essere un dovere comune di ogni cittadino, riconoscere situazioni di violenza e inviare agli sportelli antiviolenza dovrebbe prefigurarsi come buona prassi per evitare il peggio.
Occorre una formazione continua degli operatori per promuovere una lettura condivisa e univoca del fenomeno avendo chiari compiti e necessità. Infine la presenza di protocolli e linee guida con procedure chiare, la messa in rete dei servizi sanitari assistenziali a livello territoriale capace di interagire efficacemente e tempestivamente è indispensabile per far emergere il fenomeno – per lo più sommerso e sottostimato – e garantire alla donna supporto, ascolto, accoglienza e protezione.
Il percorso di uscita dalla violenza di una donna è complesso e i Centri antiviolenza devono rispondere a bisogni molto diversi; solamente alcuni di questi trovano una risposta direttamente nei Centri, altri sono spesso soddisfatti dai servizi territoriali ai quali le vittime si rivolgono su indirizzamento del Centro.
Oggi è morta una donna e noi ci siamo a pieno ritmo per evitare che questo destino possa appartenere ad altre donne vittime soggiogate di un carnefice.
Una morte è troppo dolorosa da sostenere.
Siamo in stato di allarme.
Denunciare e chiedere aiuto è l’unica via d’uscita.
Dott.ssa Ivana Calamia per Vuci di Fimmina
(Foto: Palermo.repubblica.it – Dario Piccolo)