Il reddito di cittadinanza viene bocciato proprio dal paese dell’Unione europea che lo aveva introdotto l’anno scorso come progetto pilota, la Finlandia. Il governo liberalconservatore di Helsinki ha deciso di non proseguire con l’esperimento, lanciato appunto nel 2017 e che aveva attirato l’attenzione e l’interesse dell´Europa e del mondo. Lo riferisce Business insider. Il progetto finora ha visto coinvolti duemila disoccupati, che vi hanno aderito tutti su base volontaria.
Dal 2017, i duemila volontari hanno ricevuto dal sistema di welfare finlandese, avanzato ed esteso come tutti quelli dei cinque paesi nordici (Svezia, Norvegia, Danimarca, Finlandia e Islanda) una cifra pari a circa 690 dollari Usa mensili (560 euro). Il pagamento di tale reddito di cittadinanza, contrariamente ad altre forme di sussidi e assistenza pagati in diversi paesi dell’Unione europea, non è stato soggetto ad alcun vincolo. In altre parole il reddito di cittadinanza era pagato senza che il ricevente dovesse in cambio impegnarsi a cercare un lavoro o ad accettare impieghi offerti dall´ufficio di collocamento.
Al momento il governo non ha ancora pubblicato un bilancio dei risultati o di valutazione del progetto, né spiegazioni del perché sarà abbandonato, ma l’esecutivo di Helsinki starebbe valutando altre soluzioni di riforme del welfare per affrontare i problemi sociali causati dalla disoccupazione, che in Finlandia lamenta un tasso piú alto rispetto a quello degli altri quattro paesi nordici. L’economia finlandese è moderna, internettiana, globale e solida ma ha sofferto della crisi dei rapporti economici con Mosca e ancor piú dei danni causati alla domanda di carta (la produzione di legno da carta è un suo importante comparto) causata dal forte calo di vendite di media cartacei ovunque, e dalla crisi di Nokia, il gruppo delle telecomunicazioni mobili lasciato indietro da Apple, Samsung e altri concorrenti. La Finlandia è anche piú debole del resto del nord, e soprattutto rispetto alla Svezia, nell’export di eccellenze industriali e tecnologiche.
(Fonte: Repubblica.it)