Dopo due giri di consultazioni, Mario Draghi è salito al Quirinale e ha sciolto la riserva accettando l’incarico di presidente del Consiglio.
Al presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ex numero uno della Bce ha comunicato la lista dei 23 ministri scelti per il nuovo governo. Il giuramento è previsto per le 12 di sabato. Come previsto, l’esecutivo è composto sia da figure tecniche che politiche.
Dopo aver tenuto all’oscuro la politica fino all’ultimo, dal suo cilindro esce infatti un governo con 8 tecnici e 15 politici, secondo il modello misto di Ciampi, che dell’ex Governatore fu mentore.
Un governo tecnico nelle sue caselle chiave: nomi di esperienza e di grande prestigio, in ossequio allo sprone del Colle per un esecutivo di “alto profilo” e “non identifcabile con alcuna formula politica”. Ma Draghi chiama al “whatever it takes” moltissimi politici, con alcune new entry e diverse conferme, nel segno della continuità chiesta dal Colle.
Otto le donne (3 tecniche e 5 politiche): Cartabia, Lamorgese, Messa, Gelmini, Carfagna, Dadone, Bonetti, Stefani.
Quindici gli uomini (5 tecnici, 10 politici): Franco, Colao, Giovannini, Cingolani, Bianchi, Di Maio, Speranza, Franceschini, Guerini, Orlando, D’Incà, Giorgetti, Patuanelli, Brunetta, Garavaglia. Elevata l’età media: 55 anni. Mentre dei 23 ministri del governo Draghi, 17 avevano già ricoperto dicasteri in precedenti governi, 7 sono gli esordienti.
Rappresentate tutte le forze politiche della nuova maggioranza (ma non Azione-+Europa), certo con dicasteri di peso diverso. Quattro ministri al M5s (Di Maio, Dadone, Patuanelli, D’Incà). Tre ministri al Pd (Franceschini, Orlando, Guerini), espressione delle 3 componenti dem che hanno eletto Zingaretti.
Tutti uomini, così come il ministro Leu Speranza. Va meglio per la rappresentanza di genere in Forza Italia: 2 donne (Gelmini e Carfagna) e 1 uomo, (Brunetta), tutti già ministri nei governi Berlusconi. Donna anche l’unica ministro di Iv (Bonetti). La Lega ha tre ministri: il ‘pesante’ Giorgetti al Mise, Garavaglia e Stefani. Tra gli otto tecnici 3 donne (Cartabia, Lamorgese e Messa) e 5 uomini (Franco, Cingolani, Colao, Giovannini, Bianchi).
Interessanti le novità. A spendere il 37 per cento dei 209 miliardi del Recovery Found, nel ministero nuovo di zecca della Transizione Ecologica fortemente voluto da Beppe Grillo e da M5s, Draghi chiama il fisico Roberto Cingolani, responsabile dell’Innovazione tecnologica di Leonardo, dal 2005 al 2019 direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova. Alla Transizione Ecologica Vittorio Colao, alla guida della Task force di Giuseppe Conte per il piano poi mai attuato, manager di grandi gruppi editoriali e capo operativo mondiale di Vodafone.
Una novità anche i ministeri del Turismo e della Disabilità, per i leghisti Garavaglia e Stefani. Nei dicasteri chiave del suo governo di “alto profilo” Draghi vuole quattro uomini e due donne. Al Mef Daniele Franco, bellunese, esperto di finanza pubblica, direttore generale di Bankitalia, fedelissimo e braccio destro di Draghi.
Tre conferme agli Esteri, alla Difesa, alla Salute, con il M5S Luigi Di Maio, il Pd Lorenzo Guerini, il Leu Roberto Speranza. Confermata anche Luciana Lamorgese agli Interni mentre la new entry è Marta Cartabia alla Giustizia: costituzionalista, giurista, accademica, appassionata di sci fuori pista, ha infranto il soffitto di cristallo diventando la prima presidente donna della Corte Costituzionale.
La continuità che aveva chiesto il Quirinale trova espressione anche nella conferma del Pd Dario Franceschini alla Cultura e del 5 stelle Federico D’Incà, nel delicato ruolo di ministro per i Rapporti con il Parlamento di un governo che dovrà fronteggiare una maggioranza composita e variegata.Tornano al governo dopo anni anche il leghista Giorgetti al Mise e il vicepresidente del Pd Andrea Orlando, al Lavoro.
Altri nomi tecnici di peso, all’Istruzione (Patrizio Bianchi), e all’Università (la professoressa Maria Cristina Messa, medico chirurgo, della Bicocca di Milano). Infine, nel ruolo importantissimo di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Draghi sceglie Roberto Garofoli, un uomo di struttura molto stimato,spesso in conflitto con i 5s.
LA LISTA COMPLETA DEI MINISTRI
Federico D’Incà – Rapporti con il Parlamento
Vittorio Colao – Innovazione Tecnologica
Renato Brunetta – Pubblica amministrazione
Maria Stella Gelmini – Autonomie
Mara Carfagna – Sud e Coesione Territoriale
Fabiana Dadone – Politiche giovanili
Elena Bonetti – Pari opportunità e Famiglia
Erika Stefani – Disabilità
Massimo Garavaglia – Turismo
Luigi Di Maio – Esteri
Marta Cartabia – Giustizia
Lorenzo Guerini – Difesa
Daniele Franco – Economia
Giancarlo Giorgetti – Sviluppo Economico
Stefano Patuanelli – Agricoltura
Roberto Cingolanni – Transizione ecologica
Enrico Giovannini – Trasporti
Patrizio Bianchi – Istruzione
Andrea Orlando – Lavoro
Cristina Messa – Università
Luciana Lamorgese – Interno
Dario Franceschini – Cultura
Roberto Speranza – Salute
Roberto Garofoli – Sottosegretario alla Presidenza
LE REAZIONI
Matteo Salvini mostra soddisfazione. Alla Lega vanno tre ministeri e il suo leader non nasconde gli obiettivi del Carroccio: “Ora occorre accelerare nella lotta al Covid, sul piano vaccinale, quanto fatto finora è insufficiente, e sul fronte sicurezza, lotta all’immigrazione clandestina, alla mafia. si può e si deve fare di più, vedremo di fare gioco di squadra”.
In un post sul suo account ufficiale M5s commenta: “Buon lavoro al presidente Draghi e a tutto il governo. Un in bocca al lupo in particolare Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli, Fabiana Dadone, e a Federico D’Incà, ministro dei Rapporti con Parlamento. E poi un augurio al nuovo “super ministro” all’Ambiente e alla transizione ecologica, Roberto Cingolani. Un profilo e un risultato che abbiamo fortemente voluto. Adesso subito al lavoro!”.
Secondo alcune fonti del Movimento, Beppe Grillo sarebbe particolarmente soddisfatto per la nomina di Cingolani che, stando alle stesse fonti, avrebbe lui stesso suggerito a Mario Draghi.
Il Pd incassa tre ministeri, anziché i due previsti, risolvendo una sorta di “competition” interna tra leader delle principali correnti Dem. Una soluzione che quindi soddisfa il Nazareno, che ora guarda con attenzione al nuovo governo che ha un profilo più marcatamente politico di quello che si pensasse inizialmente. Draghi sarà sostenuto dal Pd “con lealtà e convinzione” ha detto il segretario Nicola Zingaretti.
Sul nuovo governo intervengono anche i capigruppo di Liberi Uguali al Senato, Loredana De Petris e alla Camera, Federico Fornaro: “La riconferma di Roberto Speranza a ministro della Salute testimonia la bontà di un impegno straordinario e costante nella lotta alla diffusione del Covid 19 e nella tutela del bene pubblico fondamentale della sanità pubblica”.
Fonte: Gds.it