D. 《 Sono anziano, privo di reddito e del tutto da solo poiché mia figlia non si prende cura di me nonostante io non sia più in grado di provvedere ai miei bisogni primari. Le chiedo se è possibile fare qualcosa per indurre mia figlia ad aiutarmi a livello economico perché da solo non posso provvedere a me stesso. Grazie. 》
R. “La legge prevede che, chi versa in stato di bisogno e non è in grado di provvedere al proprio mantenimento, può chiedere ed ottenere gli alimenti da alcune categorie di persone tra cui i figli.
Gli art. 433 e ss. c.c. contengono le disposizioni di legge che impongono ai figli di prestare ai genitori assistenza economica qualora quest’ultimi si trovino in stato di bisogno e siano incapaci di provvedere alle proprie esigenze non avendo redditi sufficienti a far fronte alle proprie necessità.
La giurisprudenza ha inoltre precisato al riguardo che i figli debbano provvedere in proporzione alle proprie capacità economiche.
Nel suo caso specifico, dunque, nell’ ipotesi che sua figlia continui ad ignorare le sue richieste di aiuto, potrà agire in sede giudiziale per veder riconosciuti i suoi diritti.
Tuttavia va precisato che il diritto agli alimenti del genitore è una prestazione assistenziale diversa dal mantenimento in quanto è limitata a ciò che è necessario per far fronte alle esigenze primarie del genitore come: vitto ,alloggio, cure e vestiario, tenendo conto sia delle esigenze del beneficiario che delle condizioni economiche degli obbligati.
Si tratta quindi di una situazione diversa dal mantenimento che mira invece a soddisfare tutte le esigenze di vita del mantenuto, anche quelle non strettamente necessarie alla sopravvivenza.
Nel valutare lo stato di bisogno del genitore nonché l’impossibilità di provvedere al proprio sostentamento vanno considerate oltre alle condizioni economiche del genitore, anche quelle psicofisiche, l’età e la capacità o meno di esercitare una capacità lavorativa.
Il figlio invece, potrà scegliere se corrispondere al genitore indigente un assegno periodico ovvero accoglierlo e mantenerlo nella propria casa”.
Avv. Giuseppina Gilda Ferrantello