D.:《Mio marito ormai da anni mi esclude da ogni scelta riguardante la nostra famiglia e non perde occasione di denigrarmi anche davanti ai nostri figli.
A casa non ho disponibilità di denaro e per acquistare qualsiasi cosa anche farmaci o alimenti devo chiedere a lui. Questa situazione è per me davvero umiliante e negli anni mi ha creato un disagio psicologico notevole (ansia, stress e crisi di panico). Non riesco più a tollerare simili condotte e vorrei capire come potere porre fine a tale sgradevole situazione.》
R.:“Un fenomeno di crescente diffusione all’interno delle mura domestiche è quello del mobbing familiare.
Con questa definizione si identificano tutti quei comportamenti denigratori nei confronti del coniuge tali da annullare la personalità e ridurre l’autostima della vittima.
Non di rado, infatti, minacce, offese e derisioni – anche in presenza dei figli – sono rivolte da un coniuge all’altro. Come conseguenza, la vittima di tali attacchi verbali e/o fisici, si sente umiliato e spesso soffre di sensi di colpa, ansia, se non vera e propria depressione
I fatti continui e reiterati dai quali scaturiscono vessazioni soprattutto a livello psicologico portano il soggetto che li subisce a sminuire la propria personalità e ad annullare la propria autostima tanto da porsi in netta sottomissione con l’autore.
Dai semplici apprezzamenti negativi sulla capacità gestionale del menage familiare alla costante denigrazione della personalità della vittima delineano i caratteri del mobbing familiare e del suo obiettivo volto alla distruzione della personalità del partner.
Secondo la giurisprudenza il mobbing familiare è da ricondurre alla categoria della violazione dei doveri matrimoniali, pertanto, chi ne è vittima può domandare la separazione con addebito ed ottenere una sentenza di condanna al risarcimento dei danni alla salute patiti per colpa del coniuge – mobber.
La condotta vessatoria dovra’ essere dimostrata con prove certe ed oggettive quali certificati medici e testimoni.
Nel caso gli atti compiuti dal mobber si siano concretizzati in lesioni, maltrattamenti e/o minacce sarà possibile attivarsi anche in sede penale attraverso un atto di denuncia- querela da presentare alle competenti forze dell’ordine”.
Avv. Giuseppina Gilda Ferrantello