I disturbi del comportamento alimentare (DCA), annoverati all’interno delle patologie psichiatriche, sono caratterizzati da un alterato rapporto con il cibo e il proprio corpo. Chiunque, non solo le persone affette da questi disturbi, comunica spesso le sue inquietudini attraverso un alterato approccio con l’alimentazione: il cibo, infatti, è un oggetto simbolico mediante il quale si trasmettono i propri stati d’animo. Questa complessa malattia compromette la salute e porta, chi ne è affetto, a vivere con l’ossessione del cibo, del peso e dell’immagine corporea. Tuttavia, il peso non è un marcatore clinico imprescindibile di questi disturbi, perché anche individui normopeso possono essere affette da una patologia associata ai DCA.
Secondo i dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità, la pandemia e il lockdown hanno favorito ricadute e peggioramenti e provocato un incremento del 30-36% dei disturbi dell’alimentazione su tutto il territorio nazionale.
Il rischio di ricaduta o peggioramento della patologia
Secondo quanto diffuso dall’Istituto Superiore di Sanità, durante i lockdown e la pandemia le persone con un disturbo dell’alimentazione hanno spesso sviluppato la sensazione di non avere il controllo della situazione. Ciò si traduce in un ulteriore aumento delle restrizioni alimentari o di controllo del peso o, all’opposto, di episodi di alimentazione incontrollata. L’isolamento prolungato ha limitato, inoltre, la possibilità di praticare attività fisica, aumentando quindi il timore di ingrassare, mentre le scorte alimentari presenti in casa hanno facilitato le abbuffate e favorito una serie di meccanismi per il controllo del peso, come l’uso di diuretici e lassativi e l’induzione del vomito. Anche la forzata convivenza con i familiari ha accentuato le difficoltà interpersonali, che contribuiscono al mantenimento della psicopatologia del disturbo dell’alimentazione.
L’insorgenza di nuovi casi
Una forte pressione emotiva può rendere fragili e portare a perdere il controllo degli impulsi: la ricerca di un appagamento nel corso di uno stress da isolamento prolungato può avvenire non solo attraverso il fumo, l’alcol, gli psicofarmaci, le droghe, ma anche attraverso il cibo. Quindi, gli stessi meccanismi che possono favorire l’abuso di sostanze legali e illegali possono essere chiamati in causa per i disturbi dell’alimentazione.
L’aumento del rischio di infezione tra chi soffre di disturbi dell’alimentazione
Chi soffre di disturbi dell’alimentazione rischia di più, rispetto ad altri, di contrarre l’infezione? Sì, stando a quanto confermano i ricercatori dell’Istituto Superiore di Sanità. In effetti lo stato di malnutrizione, la riduzione del grasso corporeo e i possibili malfunzionamenti intestinali ai quali vanno incontro le persone con disturbi alimentari incidono sulla capacità dell’organismo di difendersi dagli attacchi patogeni. L’individuo è quindi più vulnerabile e rischia maggiormente di contrarre il virus.
Come accorgersi che qualcosa non va?
Bisogna interrogarsi sulla possibilità che ci possa essere un disturbo del comportamento alimentare quando un figlio inizia a cambiare le proprie abitudini alimentari producendo un effetto su corpo e peso, lo stile di vita e le espressioni emotive. Un esempio concreto? «Una situazione che deve destare sospetto e per cui è consigliabile contattare uno specialista del settore è quando un adolescente inizia a eliminare i carboidrati dal suo regime alimentare, diventare più attento alla scuola, uscire meno e ridurre la sua socializzazione, essere un po’ nervoso e scontroso.
Articolo a cura della Dott.ssa Iride Curti Giardina