Il mancato dragaggio del porto di Mazara rimane un mistero. Spuntano sempre degli “imprevisti” fuorvianti, alcuni amministrativi, altri progettuali. I lavori avrebbero dovuti iniziare alcuni giorni fa ma c’è sempre la nascita di qualche ostacolo “voluto o non voluto” dall’autorità preposta per un’opera che rimane, dopo circa 10 anni, nei sogni dei mazaresi e non solo della marineria. Il Commissario di Governo del Dissesto Idrogeologico, Maurizio Croce, aveva detto che l’impresa Ecol 2000 di Messina, che si era aggiudicato l’appalto dei lavori, aveva rescisso il contratto e il dragaggio era stato affidato alla seconda impresa in graduatoria, la Tiozzo F.lli e Nipote srl di Conche di Codevigo in provincia di Padova, che avrebbe dovuto subito iniziare a dragare. Ora, invece, è lo stesso dottore Croce che rettifica quanto detto per altre situazioni venute alla luce e afferma : “Apettiamo la risposta della Tiozzo, ho convocato l’impresa a Palermo nel mio ufficio. Chiariremo ogni cosa”. La Tiozzo, in sostanza, sarebbe incerta e prende tempo. Le carte , a quanto pare, si sarebbero ingarbugliate perché la Ecol 2000 non ha rescisso il contratto perché ancora deve chiudere la contabilità con la Regione e se ciò non avviene non si può affidare l’incarico ad un’altra impresa. Tra l’altro, il dottor Alessandro Cavalli è ancora Amministratore delegato della Ecol 2000 su nomina del Prefetto di Palermo. Ma c’è di più. Il direttore dei lavori non è più l’ingegnere Salvatore Caruso ma l’ingegnere Pietro Viviano che conosce bene la situazione del porto di Mazara anche perché nel 2000 diresse i lavori di dragaggio appaltati dalla provincia regionale di Trapani presieduta dal Giulia Adamo ma che non furono molto apprezzati dalla marineria. Quindi, da un lato la Ecol 2000 non ha ancora rescisso il contratto e la Tiozzo non ha ancora accettato l’incarico forse perché non si aspettava una variante al progetto (ecco un’altra novità) che riguarda il deposito dei fanghi che, in un primo momento, si era detto, che sarebbero finiti in alcuni cassoni (da realizzare) di un cantiere navale, trattativa con il titolare del cantiere intrapresa dall’ingegnere Viviano che però, dopo circa 5 mesi di incontri, si è interrotta per un mancato accordo, forse a livello pecuniario. L’ingegnere Viviano, quindi avrebbe programmato l’utilizzo di una piattaforma – chiatta di 1000 metri quadri per il deposito dei fanghi. Della disponibilità del cantiere navale non se ne parla più. La perizia di variante firmata da Viviano comporta tra l’altro una variazione di spesa non preventivata con la Ecol 2000, fermo restando che la Capitaneria, come la Regione, potrebbe non accoglierla, dato che la chiatta di 1000 metri quadri, potrebbe dare fastidio anche al traffico portuale. E la Tiozzo non avrebbe risposto appunto per chiarire questo nuovo “imprevisto” la cui spesa sarebbe a carico dell’impresa.
(Fonte: Giornale di Sicilia – Salvatore Giacalone)