«Quello che ci lasciamo alle spalle è stato un altro anno di duro lavoro, come impone del resto la difficile condizione di una Regione che da tanto tempo vive una crisi diffusa in quasi tutti i settori. Siamo in coda in molte classifiche nazionali e stiamo pesantemente pagando omissioni ed errori recenti e remoti, compiuti tanto a Palermo quanto a Roma. Con quel passato – fatto non solo di ombre – abbiamo definitivamente chiuso». Lo sostiene, nel suo «Messaggio ai siciliani», il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.
Per il governatore «il faticoso lavoro di questi primi due anni alla Regione comincia a dare alcuni incoraggianti risultati: il Pil sale più del previsto e l’occupazione è in lieve aumento; nell’ultimo trimestre si è rilevata la crescita del nostro export e l’industria delle costruzioni è in ripresa, grazie anche all’azione del governo regionale che ha molto accelerato sulla spesa pubblica per investimenti, raddoppiando il numero di gare d’appalto rispetto al 2017. In centinaia di cantieri oggi si lavora nei Comuni dell’Isola con risorse messe a disposizione dalla Regione».
«Sui fondi europei il mio Governo ha vinto la sfida per il secondo anno consecutivo – prosegue nel suo messaggio Musumeci -, certificando oltre un miliardo e cento milioni di euro per infrastrutture, beni e servizi, a sostegno di migliaia di imprese siciliane, in tutti i settori economici. Stiamo lentamente uscendo anche dalla emergenza rifiuti: la raccolta differenziata è passata dal 17 al 40 per cento, per l’impegno di tanti Sindaci e di milioni di cittadini, mentre il Governo regionale lavora per dotare l’Isola di altri impianti pubblici per il trattamento dei rifiuti e per rendere l’ambiente più sano e vivibile».
«Ma siamo solo all’inizio della ripresa: lo squilibrio finanziario della Regione, accumulatosi in un quarto di secolo, ci impedisce di agire come vorremmo. Dopo anni di sprechi e festini, oggi impongono a noi di operare al bilancio pesanti tagli: risaneremo pure le finanze regionali ma non faremo mai gravare sulle fasce più deboli il peso di colpe altrui. Al Governo nazionale, che ci ammette ad una rateizzazione decennale del disavanzo, chiediamo però più attenzione per la Sicilia: qui servono grandi infrastrutture, reti ferroviarie efficienti, autostrade sicure, strade statali e provinciali percorribili, procedure burocratiche snelle, tariffe aeree ridotte, prodotti petroliferi defiscalizzati, enti locali con risorse certe. La nostra Isola deve diventare un luogo in cui valga la pena di investire, con un ruolo non più periferico ma di centralità economica e culturale rispetto al bacino mediterraneo. Questo è l’ambizioso obiettivo per cui continueremo a lavorare nell’immediato futuro».
«Ci vorranno ancora anni di duro e appassionato impegno da parte di tutti, neutralizzando la insidiosa illegalità ed il diffuso sentimento di rassegnazione che da secoli accompagna noi Siciliani. La strada è lunga ma l’abbiamo già imboccata».
(Fonte: Gds.it)